I miei allenamenti
Mi sono sempre vergognato di quelli che – specie sui social – scrivono post chilometrici, o sciorinano servizi fotografici dettagliatissimi, sui propri allenamenti.
Eppure, né...
Crema antisfregamento Slider di SportLab Milano
Vige il luogo comune che chi si lamenta del caldo in estate si ritrova poi a imprecare per il freddo in inverno.
Può darsi, ma...
“Running wild”: intimità vs esibizione
Che ci piaccia oppure no, la corsa in questi ultimi anni è diventata una moda. E se la sempre più diffusa passione per il running ha certamente i suoi risvolti positivi (un aumento dei podisti significa, ad esempio, un aumento delle persone che godono di buona salute), c’è al contrario chi della corsa fa propri solo gli aspetti esteriori, collaterali, spesso dimenticandosi dell’essenza di questo meraviglioso sport.
Correre nel vento
Stefano Frascoli è un giovane e valente mezzofondista veloce, nonché tra gli animatori della Gang degli atleti disagiati, sito Internet (con relativa, seguitissima pagina Facebook) che parla di atletica in modo scanzonato – seppur rigoroso – e con una lodevole disattenzione nei confronti del politically correct; dico lodevole perché troppi di noi amatori, anche se dalle doti atletiche approssimative, tendono a prendere eccessivamente sul serio se stessi e lo sport che praticano.
Venticinque anni di Prague Marathon
Ha aperto ieri, giovedì 2 maggio, l’expo della Volkswagen Prague Marathon, che si correrà domenica 5 (le iscrizioni sono ancora aperte), e io sono già contento oggi all’idea che parteciperò all’edizione del 2020.
La mia prossima maratona. Forse
Cari lettori, giustapponendo quanto ho scritto la scorsa settimana a quanto sto scrivendo adesso, sarebbe lecito pensare a questa coppia di articoli come ai...
Il demone della corsa
I podisti amatori sono piacevolmente prevedibili. Hanno i loro rituali, le loro ossessioni, le loro ambizioni smodate, i loro alibi e nondimeno i loro...
Correre o morire
Qualche settimana fa abbiamo recensito (qui) Niente è impossibile, recentissima autobiografia del trentaduenne Kilian Jornet, campione di skyrunning, sci alpinismo e trail running. Alla luce di questo volume, è stata curiosa la lettura di Correre o morire, uscito per Priuli & Verlucca nel 2013 (traduzione di Francesco Ferrucci, prefazione di Simone Moro): i sei anni che intercorrono fra la pubblicazione dei due libri permettono di individuare analogie e differenze, che probabilmente rispecchiano da un lato la maturazione di un giovane uomo, dall’altro la fedeltà a pochissimi (ma assai ben radicati) principi.
Torin 4: la quadratura del cerchio
Podisti carissimi, ben trovati.
Mi trovo a raccontarvi per la quinta volta di un paio di scarpe della marca (no: brand non me lo farete...
Ogni corsa è un viaggio
La corsa – così come la preghiera, l’alcolismo, il gioco degli scacchi e le serie tv – se praticata con un certo impegno e una certa costanza pervade di sé la vita: non voglio dire che renda necessariamente ossessivi e impedisca di pensare ad altro, ma certamente essa diventa misura di tutto, e l’esistenza si organizza in sua funzione. Gli allenamenti cadenzano le giornate, regolano alimentazione e riposo, gli appuntamenti vengono presi, spostati o disdetti in base agli impegni sportivi. Che i sedentari non si scandalizzino: chi corre fa tutto questo con piacere, non con uno spirito sacrificale.