E insomma no, alla fine non correrò la maratona di Pisa.
Per colpa degli strascichi dell’infortunio di cui vi ho abbondantemente edotti? Macché. Anzi, proprio quando avrei dovuto affrontare il penultimo lunghissimo (in una condizione fisica che iniziava a essere dignitosa), è arrivato a farmi visita il Covid.
La convalescenza
Con ciò che è accaduto ad altri positivi al Coronavirus, non posso dire di avere patito chissà quanto: diciamo che è stato come buscare un’influenza noiosetta.
Nei giorni in cui sono rimasto a casa (impossibilitato a lavorare) ho scoperto MUBI, una mirabile piattaforma di film d’essai.
E mi è successo quanto ho avuto già modo di raccontare altrove. Ovvero: sino a quando l’obiettivo della maratona di Pisa è rimasto raggiungibile, mi sembrava intollerabile l’idea di farne a meno. Tuttavia, quando il Covid ha imposto uno stop di dieci giorni agli allenamenti, ho preso coscienza dell’impossibilità di completare la preparazione. Ed è subentrata in me una rassegnazione composta, direi quasi serena: se la realtà è indiscutibilmente questa, mi sono detto, c’è poco da frignare. Vi confesso che non mi dispiace, questo aspetto della mia psicologia.
Ma non vi nego che, in quei giorni, una domanda più di altre mi ronzava in testa: E adesso?
Domanda che talvolta si palesava in una veste più concreta: Quando e dove correrò la mia prossima maratona?
E adesso?
Non solo è saltata la maratona di Pisa. Va aggiunto che, dopo la pausa forzata, ho dovuto sottopormi a una settimana di allenamenti a bassa intensità, sia per riprendere passo e fiato che per saggiare le conseguenze (per fortuna minime, nel mio caso) del Covid sull’organismo.
E così, immagino perché senza sollecitazioni la mia muscolatura si è rilassata e l’infiammazione alle anche è regredita, da quando ho ripreso mi sto allenando bene.
Chissà che non c’entri anche l’assenza di gare, a permettermi di correre con maggiore scioltezza e tranquillità.
La mia prossima maratona
Ma la mia prossima maratona?
E chi lo sa. Di certo, conti alla mano, dovrà essere una gara che cade da aprile in poi, e vi spiego perché. Trascorro le vacanze natalizie nella mia città, Genova, dove non è agevole correre. O quanto meno non lo è per me, abituato ad allenarmi in un luogo dove gli spazi si sprecano e il traffico stradale è modestissimo. Dunque, a Genova vado solo in pista.
E poi, insomma: se saranno vacanze, che lo siano anche nei confronti delle ambizione podistiche. Per cui, comincerò la mia preparazione per la prossima maratona al rientro in Sardegna, a inizio gennaio. E se consideriamo che per preparare una maratona mi occorrono tre mesi, ecco che si arriva ad aprile.
Una volta stabilito il mese, bisogna fare i conti con i voli: e i conti con i voli mi dicono che la mia prossima maratona dovrà essere in Italia. Certo, il 2 aprile c’è Parigi, e i voli non mancano. Ma è una maratona dura, con una serie di saliscendi poco simpatici che costeggiano la Senna (e che difficilmente dimenticherò, avendola già corsa).
È molto probabile, dunque, che io resti in Italia. Subito avevo messo gli occhi sulla maratona di Padova, del 23 aprile. Ma potrei anche essere pronto prima, per il 2 dello stesso mese, dove ci sono due maratone per così dire antitetiche: la lussureggiante Maratona di Milano e l’irresistibilmente artigianale Maratona del Lamone.
Difficilmente mi di scosterò da una di queste tre gare.
Anche se, lo avrete capito tutti, ragionare sulla mia prossima maratona non ha alcuna valenza organizzativa, considerando con quanto anticipo me ne sto occupando.
È un pensiero che serve solo a un anziano maratoneta senza obiettivo, per sentirsi meno anziano e meno distante da un obiettivo.