La Ciclovia della Romagna-Toscana
Il mio ben noto rapporto monogamico nei confronti del podismo ogni tanto patisce qualche piccola distrazione, e mi dà modo di raccontarvi cosa succede nel mondo delle altre discipline, specie in quella branca amatoriale del ciclismo che oggi prende il nome di cicloturismo, pratica virtuosa che unisce l’amore per le due ruote a quello per una modalità moderna, attiva ed ecologica di vivere il paesaggio.
DeQou Action Beer, finalmente!
Noi amatori (almeno, quelli di livello medio come me) siamo dei ragazzacci, che durante l’adolescenza non si sono risparmiati nessuna di quelle cose turpi che caratterizzano appunto l’adolescenza dei ragazzacci, tra le quali il bere troppo. Una volta adulti, ecco che noi amatori viviamo un piccolo e apparentemente irrisolvibile dramma: quello di conciliare la pratica sportiva con un ragionevole consumo di alcol. Come fare?
I mix naturali e ghiotti di Muesli Mio
Avrete notato come si stiano infittendo i miei pezzi che parlano in qualche modo del rapporto fra sport e nutrizione. A prescindere dall’ovvia constatazione per cui mangiare bene fa vivere bene, c’è ormai una piena unanimità attorno al concetto secondo cui una buona performance sportiva è la somma di tre elementi: l’allenamento, l’alimentazione e il riposo.
Bikesofia
Non mi si prenda per apostata, oggi che vi parlerò di un libro sul mondo della bicicletta. Ma se c’è uno sport cugino della corsa, specie della corsa sulle lunghe distanze, questo è proprio il ciclismo: per la sua bellezza un po’ riottosa, che più si mostra quanto più chi lo pratica accetta di abbracciare la fatica; e anche per l’ambiguo fascino che la corsa in bici, così come quella a piedi, esercita su chi osserva – con una mistura di invidia e compassione – noi che, anziché fare qualcosa di concreto, prendiamo e andiamo.
Promemoria: lo sport deve rendere felici
Più di una volta, in questo spazio, ho ironizzato sulla larga percentuale di podisti amatori che si prende eccessivamente sul serio: correre con dedizione e costanza è attività quanto mai appagante, ma la sovraesposizione alle endorfine può tirare brutti scherzi.
Il nostro Vialli
La notizia della morte di Gianluca Vialli mi ha colto nell’ultimo giorno del solito soggiorno natalizio nella mia città natale, Genova, mentre andavo a...
Le date che hanno cambiato il volto del calcio moderno: la storia del calcio
Il calcio, come molte altre discipline sportive, è fatto di date che ne hanno modificato nel trascorrere dei secoli la struttura organizzativa, le regole...
Il primo gelato gustato all’aria aperta
La fotografia che campeggia sulla copertina del libro di cui parleremo oggi mostra un ragazzone atletico, non troppo magro come la maggior parte di noialtri podisti
Annuario dell’atletica 2020
Allora siamo intesi: oggi il podismo – perdonatemi, il running – si compone di selfie, influencer, calze a compressione da novantanove euro e novanta al paio, oscuri amatori che vergano lunghissimi post sui social dove raccontano di come siano riusciti nell’incredibile impresa di correre una mezza maratona in un’ora e cinquantasei minuti, libri autoprodotti in cui ex alcolizzati, ladri e sicofanti narrano (narrano, oddio…) come – dopo immancabile crisi mistica – siano riusciti a raddrizzare la loro grama esistenza e a correre la maratona di New York, creme riscaldanti al topinambur e stage di podismo pagabili in ottantaquattro comode rate mensili.
Noi, loro (?)
Questo, per correre, è il mio periodo dell’anno preferito. Qui a Tortolì si susseguono giornate di aria tersa, di luce bianca. Allenandomi di mattina presto, devo vincere le punture del freddo, che mi accompagnano per il primo paio di chilometri; poi la temperatura si alza, i muscoli cominciano a scaldarsi e posso iniziare a godermela.












