Vanish Tempo, comodità e reattività in un colpo solo

Cari lettori, cari podisti, che gara state preparando? Chi scrive, lo sapete già, ce la metterà tutta per tenere a bada i postumi degli infortuni ed essere presente domenica 2 aprile a Russi per la maratona del Lamone.

Ci si allena, i chilometri settimanali aumentano, le scarpe si consumano.

E così, qualche settimana fa ho cambiato modello. Messe in soffitta le eroiche Torin 6 dopo circa seicento chilometri di onorato servizio, è stata la volta delle Vanish Tempo, di cui parleremo oggi.

Vanish Tempo con le quali non correrò la maratona del Lamone per due motivi. Intanto, perché ad inizio aprile avranno già più di quattrocento chilometri, e preferisco correre la gara regina con un modello meno consunto. Ma anche più adatto a gare di cospicuo chilometraggio: credo che mi orienterò sulle Via Olympus, di cui vi parlerò prossimamente.

E così, accennando al fatto che le Vanish Tempo non sono propriamente scarpe per distanze eccessive, vi ho svelato il secondo motivo del mio prossimo avvicendamento, e ho introdotto una caratteristica tecnica di questo modello.

Per cui, iniziamo. Aggiungo giusto una postilla, forse superflua: non ho nemmeno specificato di aver citato solo modelli di Altra Running, l’unico marchio di scarpe da corsa che adopero ormai da anni.

Vanish Tempo

Vanish Tempo: le caratteristiche tecniche

La Vanish Tempo nasce da una felice intuizione: quella di essere la cugina minore (e, cosa non piccola, più economica) delle Vanish Carbon, finora l’unico modello di Altra con un inserto di carbonio.

Le Tempo, come le Carbon, hanno l’intersuola in Altra EGO™ PRO, la suola in gomma Eva, ben 33 centimetri di stack e la tomaia in mesh ingegnerizzato traspirante. Se le Vanish Carbon sono leggere come piume (206 grammi la misura 9.5 US), le Vanish Tempo pesano appena 26 grammi in più. E, appunto, non hanno alcun inserto in carbonio.

Altra caratteristica spiccata, e comune ai due modelli, la forma rocker (che potremmo definire come un’accentuata convessità della suola), che favorisce una corretta rullata del piede in avanti.

A ciò, si aggiungano i due marchi di fabbrica di casa Altra: il Toe Box Footshape (l’ampio spazio nella parte anteriore della scarpa) e il Balance Cushioning Platforme, cioè la stessa altezza della suola nel tacco e nella punta. Chiamatelo pure drop zero, se volete, a patto che non confondiate le scarpe Altra con quelle da natural running. Esempio ne siano proprio le Vanish Tempo: scarpe leggere, con la tecnologia Balance Cushioning, ma con 33 millimetri di stack, quindi tutto fuorché da natural running.

Semmai, questo sì, Toe Box Footshape e Balance Cushioning permettono di mantenere una migliore postura e di sfruttare la forza propulsiva del piede, con il doppio risultato di correre in modo più rilassato e diminuire il rischio di infortuni.

Il test

Ho testato le Vanish Tempo nella fase intermedia della mia preparazione alla maratona. L’ho quindi “ascoltata” durante ripetute medie e lunghe in piano, sprint in salita, ritmi lenti e medi, collinari, e per i due lunghissimi da 26 e 30 chilometri.

Proprio il fatto di averle tenute ai piedi per allenamenti così diversi tra loro mi ha dato ampiamente modo di capire se il motto del battage pubblicitario che ne ha accompagnato l’uscita, Il comfort incontra la velocità, sia stato onorato o meno.

E perbacco se la risposta è positiva. Perché da una parte abbiamo una scarpa leggera, comoda e con un’intersuola composta da una schiuma che consente un ottimo ritorno di energia. Insomma: la scarpa adatta per chi vuole (e può!) andare veloce.

Ma le Vanish Tempo hanno anche 33 millimetri di suola, e una calzata avvolgente che garantisce ottime prestazioni anche per diversi chilometri. Quanti? Magari non proprio i 42 più spiccioli di una gara regina, ecco, ma sicuramente i 21,097 di una mezza maratona e oltre.

Oggi, ad esempio, molte maratone hanno in sé anche una gara da trenta chilometri. Ecco: fin lì, queste splendide e duttili scarpe sapranno essere vostre fedelissime complici.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.