Torin 4: la quadratura del cerchio

Podisti carissimi, ben trovati.

Mi trovo a raccontarvi per la quinta volta di un paio di scarpe della marca (no: brand non me lo farete dire) con cui ormai intrattengo da svariati mesi un rapporto all’insegna della più completa monogamia. Anche se temo di poter parlare solo per me. Si tratta di Altra Running, di cui ho già recensito le Paradigm 4, le Torin 3.5, le Escalante 2 e le Provision 4.

Ormai delle due caratteristiche peculiari (e vincenti) di Altra, che avrete imparato a memoria, vi dirò soltanto al volo: si tratta del Toe Box Footshape, ovvero l’ampio spazio nella parte anteriore della scarpa, che permette di sfruttare la forza elastica del piede, dita comprese; e del drop zero, cioè la stessa altezza della suola nel tacco e nella punta.

È insomma “la scarpa a forma di piede”, come vuole lo slogan di una recente e indovinatissima pubblicità di Altra. La scarpa, cioè, più attenta a ristabilire una corretta postura nel podista (con grandi benefici che riguardano la minimizzazione del rischio di infortuni) che non alle sirene del mercato, seguendo le quali molte aziende continuano ad aggiungere gomma, sostegni antipronazione e altri gadget alle calzature da corsa.

Vi siete mai chiesti a cosa serva – e soprattutto se serva – tutto quel tacco, nelle scarpe da corsa come in quelle per tutti i giorni? Ne parleremo un’altra volta.

Torin 4

Noi podisti amatori facciamo tenerezza. Siamo alla continua ricerca della scarpa ideale, così come i musicisti sono alla continua ricerca del suono perfetto da cavare dal loro strumento.

Comunque: in futuro potrò smentirmi, ma per adesso voglio confidarvi che da quando corro non mi sono mai trovato così bene come con le Torin 4, ossia l’argomento della nostra chiacchierata di oggi.

Sono scarpe eccezionalmente leggere (285 grammi per il mio 12.5 US, un numero non esattamente da Cenerentola), con un’altezza dello stock di 26 millimetri, quindi due centimetri in meno rispetto alle Torin 3.5.

L’intersuola Quantic, reattiva, e la suola FootPod, che segue la forma del piede, ne fanno una scarpa davvero eccellente alla calzata (anche grazie alla maglia ingegnerizzata della tomaia), e con una splendida risposta nei lavori brevi.

A questo punto si potrebbe legittimamente pensare a una rivoluzione quasi eccessiva rispetto alla versione precedente: scarpe così leggere e scattanti non c’entrano più nulla con la famiglia Torin, e sembrerebbero piuttosto una copia delle Escalante. Giusto?

Sbagliato. La straordinaria peculiarità delle Torin 4 è proprio la compresenza di un peso ridotto all’osso e di una buona ammortizzazione. Il merito sarà della nuova intersuola Quantic, a cui qui è stato tolto lo strato di strobel, o della morbidissima calzata che permette al piede – specie per chi è abituato a non atterrare di tallone – di esprimere a lungo tutta la sua elasticità.

Non lo so: non sono un fabbricante di scarpe e non amo avventurarmi, come fanno in modo troppo disinvolto moltissimi podisti amatori, in disamine tecniche su argomenti che non padroneggio.

Quello che certamente so è che le mie Torin 4, nonostante abbiano già superato abbondantemente i 400 chilometri percorsi, continuano a supportarmi in un modo egregio. E adesso che sto allungando il chilometraggio (in previsione di una maratona primaverile che non cito per scaramanzia), anche in uscite sopra i venti chilometri non fanno davvero percepire la loro leggerezza come un limite.

Può anche darsi che, per chi ha imparato a sfruttare il corretto appoggio del piede, più una scarpa è leggera e più consente di sprigionare tutto il potenziale cinetico. È un’idea, che avrò modo di approfondire testando i futuri modelli di Altra.

Per adesso mi godo le mie Torin 4, una scarpa capace di offrire grandi sensazioni sia nei lunghissimi che durante le ripetute brevi. Cosa volere di più?

Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.