Ma no, non ho fatto male i conti, né sono vittima di troppi bicchieri di Prosecco (per i brindisi c’è tempo).
La settimana della vigilia di cui vi parlerò riguarda non il Natale ma la maratona di Pisa del prossimo 17 dicembre. Una maratona preparata un po’ così, che ha certificato (ne abbiamo parlato altrove) un brusco peggioramento delle mie prestazioni. Nelle settimane subito dopo la gara dovrò capire se si è trattato di un periodo particolare, o se da qui in avanti mi dovrò attestare su ritmi assai più blandi di quelli che tenevo anche nel recente passato.
Per ora, concentriamoci sulla settimana della vigilia della gara regina.
La settimana della vigilia: i soliti (ma sacrosanti) consigli
Podisti in ascolto, saprete già tutto. Ma – per i pochi distratti – vale la pena di fare un piccolo riassunto delle norme comportamentali da tenere la settimana della vigilia di una maratona.
Non cercate di recuperare alcunché, con allenamenti intensi che rischierebbero soltanto di farvi arrivare al giorno della competizione affaticati. Quello che è stato fatto è stato fatto, badate a correre pochi chilometri e a rilassare corpo e mente.
Non fatevi venire nemmeno idee strane sul versante alimentare: mangiate come avete sempre mangiato, magari con un lieve (lieve davvero, però) aumento dei carboidrati nei due giorni che precedono la gara. Anche perché la diminuzione dei chilometri dell’ultima settimana di allenamento servirà già lei da indiretto carico dei carboidrati medesimi.
Non spulciate ossessivamente percorso, altimetria e previsioni di temperatura e vento, studiando tattiche al limite della paranoia, e non passate le notti su forum di podisti mitomani: sarebbero azioni che servirebbero solo a farvi arrivare alla partenza agitatissimi (e già scarichi).
E ovviamente, per carità, il giorno della gara non fate esperimenti. Niente scarpe mai usate prima, gel mai assunti, capi di abbigliamento nuovi di zecca, rituali portafortuna mai consumati. Orologio GPS ben carico, doppio nodo ai lacci delle scarpe, e via.
La settimana della vigilia: la piccola fregatura
La settimana della vigilia di una gara, in effetti, sembra portare con sé una piccola fregatura. Il lunghissimo più impegnativo lo si corre, di solito, due o tre settimane prima, e negli ultimi sette giorni – dicevamo – l’intensità degli allenamenti cala notevolmente.
Questo può far scendere troppo la concentrazione, dare la sensazione di essere in una settimana-cuscinetto in cui non ci si può più spremere atleticamente ma non si può ancora gareggiare.
Sembra una fregatura ma in fondo non la è: ricordiamoci che il riposo è quanto mai allenante. Inoltre potrete iniziare fin d’ora, in gara vi tornerà utile, a esercitare la pazienza.
In questa settimana, peraltro, potrebbe giovare un massaggio rilassante della muscolatura (o magari una seduta di shiatsu).
La settimana della vigilia: l’eccitazione
Ma non dimentichiamo – e chi lo dimentica? – che la settimana della vigilia ci farà visita un’ineguagliabile eccitazione (che, ammettiamolo, si trasforma sempre più in angoscia quanto più ci si avvicina al fatidico giorno).
Ci si sente portatori di un segreto vertiginoso e folle. Si affronta la solita quotidianità con un’espressione un po’ più beffarda del consueto, perché solo noi sappiamo (dipende: c’è chi in quei giorni è preda di irrefrenabile logorrea) cosa ci attenderà di lì a poco.
Poi, nelle ultimissime ore, succedono due cose, entrambe comiche e tenere. Insomma: umane.
Quando facciamo i pochi chilometri dell’ultimo allenamento (di norma il venerdì) ci sentiamo lenti, goffi, ingolfati, e confidiamo a noi stessi che – se già la fatica di una sgambata è stata quella – la domenica non riusciremo mai ad arrivare al traguardo.
Infine, la mattina stessa della gara, al momento della vestizione e del rituale delle spille da balia sul pettorale (che no, non sarà mai diritto per nessuno), e quando scendiamo in strada per raggiungere la partenza, la domanda che ci ronza in testa è: “Chi me l’ha fatto fare?”
Tutto normale, assurdo, bellissimo.
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