Propriocezione, questa sconosciuta

Per limitarci al nostro amato podismo (ma crediamo che il concetto sia esportabile a qualunque altro sport) negli ultimi anni le idee sugli allenamenti degli amatori sono cambiate.

E oggi la quasi totalità degli allenatori concorda su un punto: è meglio magari fare qualche chilometro in meno, ma curare alcuni aspetti collaterali, che collaterali non sono nemmeno poi tanto. L’alimentazione e il riposo, di certo, ma anche una serie di esercizi che ci permettono di mantenerci in forma, di sviluppare forza ed elasticità, di abbreviare i tempi di recupero eccetera.

Pensiamo per esempio allo stretching, agli addominali e ad esercizi come il plank, fondamentali per la cura della core stability, e via dicendo. Stretta parente della core stability è la propriocezione, spesso ignorata fin nel suo significato.

La propriocezione

La propriocezione è, parola di Wikipedia, “la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista.”

E la propriocezione è fondamentale in due ambiti. Quello dell’equilibrio durante l’esercizio fisico (nel caso della corsa abbiamo spiegato chissà quante volte l’importanza di una corretta postura) e quello del recupero (proprio perché un infortunio, di solito, compromette anche l’equilibrio).

Dopo di che, c’è una bella notizia. La propriocezione è allenabile. Non solo tramite esercizi a corpo libero, ma anche con l’aiuto di ottimi strumenti: le tavole propriocettive.

propriocezione

Le tavole propriocettive di RPM Power

In questo senso è meritoria l’azienda RPM Power, nel cui vasto catalogo trovano spazio anche diverse balance board (tavole propriocettive, appunto).

RPM Power me ne ha inviate due, che ho testato nelle scorse settimane. Una è la classica tavoletta rotonda sopra una mezza sfera, ma che grazie a due impugnature permette di effettuare anche svariati esercizi che coinvolgono il busto.

L’altra, un po’ più complessa e decisamente più sadica, è composta da due pezzi: una tavola rettangolare e un rullo. Occorre tenersi in equilibrio sulla tavola che scorre sul rullo, e si possono impostare tre diversi livelli di difficoltà a seconda dell’ampiezza alla quale si collocano le doghe in legno che arrestano il movimento dell’asse sul rullo (tutto più semplice a farsi che non a spiegarsi).

L’importanza delle tavole propriocettive

Abbiamo provato entrambe le tavole, su cui la gamma di esercizi possibili è veramente ampia. La si trova illustrata sul sito di RPM Power, ed è anche scaricabile tramite QR Code.

Ogni esercizio, poi, può essere fatto a occhi aperti o chiusi: è nel secondo caso che entra davvero in ballo la propriocezione, perché la ricerca dell’equilibrio del proprio corpo nello spazio non è più affidata alla vista.

Le tavole propriocettive, in virtù della loro varietà di utilizzo, toccano pressoché tutti quelli che all’inizio dell’articolo abbiamo chiamato “aspetti collaterali”.

Oltre al già citato equilibrio, stimolano la forza e la coordinazione (e quindi migliorano sia la postura che la falcata, per limitarci alla corsa). L’utilizzo della tavola propriocettiva protratto nel tempo, poi, porta con sé il beneficio forse più importante di tutti. Agendo su tendini e muscoli da un lato, e sulla consapevolezza del proprio gesto atletico dall’altro, permette di ridurre drasticamente il rischio di lesioni e infortuni. Quelli, almeno, procurati da una tecnica scorretta o, appunto, da un deficit strutturale.

Più in generale, tenere a tiro di sguardo una tavola propriocettiva consente – quasi obbliga – a ricordarci che un vita attiva, sportiva, non passa solo per le tre, quattro o più sessioni di allenamento settimanali, ma per una generica cura dell’organismo, che in teoria dovrebbe coinvolgere l’intero arco della giornata.

Gli amatori devono sganciarsi dall’idea che le fasi acute della pratica sportiva bastino, da sole, a contrastare una vita spesso troppo sedentaria, all’insegna di ritmi eccessivamente serrati e stressanti.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.