La nuova linea estiva di Oxyburn

Quando arriva il primo caldo e le aziende mi inviano capi d’abbigliamento, lo confesso, mi prende una certa paura.

Perché – devo averlo già scritto da qualche parte – con le temperature elevate sudo a dismisura, correrei pressoché nudo, e ho sempre timore che il materiale da testare risulti relativamente estivo, come già accaduto almeno un paio di volte con aziende che naturalmente non citerò.

Ma trattandosi in questo caso di Oxyburn, mi sono sentito tranquillo. Sia perché conosco la qualità dell’azienda, sia perché già la scorsa estate ho indossato i loro capi di abbigliamento pensati per i mesi caldi, e le sensazioni erano state ottime.

oxyburn

Oxyburn

Concedetemi un istante di malinconia, perché i capi Oxyburn sono stati tra i primissimi articoli testati ormai cinque anni fa, agli esordi di questa rubrica sportiva.

Oxyburn è un’azienda bresciana attenta all’ambiente (il 75% del fabbisogno energetico aziendale annuo è coperto da un impianto fotovoltaico) che produce capi di abbigliamento sportivo di grande qualità.

Le tecnologie di ogni capo Oxyburn sono quattro: SkinTech, che permette una straordinaria traspirazione; Eko-Skeleton, per un’aderenza che si disegna su ogni muscolatura; Arbor Shield, che consente ai capi di resistere all’abrasione e all’usura; e Pure Touch, per cui l’alta qualità dei tessuti garantisce un ottimo feeling già dal primo utilizzo.

I prodotti

Ho testato un paio di calze half-cut Change, prodotte con filato REPETITA®, il brand del poliestere riciclato dalle bottiglie di plastica (PET) certificato GRS (Global Recycle Standard, il più importante standard internazionale volontario per i tessuti riciclati).

Si tratta di una fibra resistente e adattabile che, per mezzo di trattamenti antibatterici e idrorepellenti, è studiata per prodotti confortevoli. Gli inserti in spugna, inoltre, assorbono il sudore e ammortizzano gli impatti a livello plantare. Le calze Change sono acquistabili in svariate combinazioni di colori.

Passiamo poi agli short X-Light, di colore nero, leggerissimi, elasticizzati, anatomici e performanti, con inserti laterali in microrete che agevolano la massima traspirazione, dettagli rifrangenti per migliorare la visibilità e a una tasca posteriore per riporre piccoli oggetti.

Infine l’altrettanto leggera (93 grammi) maglia Victory, che grazie alla struttura a microrete preserva il corretto microclima corporeo, accelerando la dispersione del calore in eccesso. La maglia – acquistabile nei colori verde, giallo o blu – non ha cuciture, e il suo strato interno è batteriostatico e anallergico in fibra Dryarn®, così da mantenere la pelle fresca e asciutta.

Ricordiamo infine che per quasi ogni capo Oxyburn è indicato il grado di compressione (che nel caso delle calze Change e della maglia Victory è 1, cioè bassa).

Il test

Le calze Change mi hanno dato la splendida sensazione di essere allo stesso tempo traspiranti e durevoli, mentre gli short X-Light si sono dimostrati freschissimi e davvero comodi. Unico piccolo neo, essendo un paio di pantaloncini esplicitamente pensato per le alte temperature, l’aggiunta di una mutanda a rete interna li avrebbe resi pressoché perfetti.

Finiamo col capo forse più sorprendente, la maglia Victory. Che subito, essendo di taglia unica, mi ha lasciato un po’ perplesso (sono pur sempre alto 192 centimetri).

Invece, come da tecnologia Oxyburn, la maglietta ha aderito benissimo al mio busto. E, provata in uscite sia intense che di abbondante chilometraggio, ha svolto in modo impeccabile il suo lavoro. Non solo non ho avvertito alcun disagio provocato dalla mia solita abbondante sudorazione, ma alla fine della sessione il capo era quasi asciutto e non maleodorante.

Aggiungiamoci pure la solita estetica, sobria ma di grande personalità, di Oxyburn. E possiamo concludere che ci troviamo davvero davanti a un’azienda che fa capi tecnici di estrema qualità.

Che fanno andare più forte noi podisti? Forse no, ma ci consentono di correre con maggiore comodità e minor senso di disagio. Che, volendo, potrebbe anche essere un modo indiretto per aiutare – o almeno spronare – ad andare più forte.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.