Uscito il 24 giugno del 2021 per 66thand2nd, Italia-Francia, l’ultima notte felice – che, potremmo dire (con una certa approssimazione, ma poi rimedieremo), celebra il Campionato mondiale di calcio vinto dagli azzurri di Lippi nel 2006 – è arrivato in libreria con un tempismo perfetto. Cioè a due giorni dal primo ottavo di finale del Campionato europeo che tutti sappiamo come è finito (mettendo peraltro a dura prova il titolo del libro).
Quindi, se per gli amanti delle strategie editoriali la mossa potrà sembrare solo intelligente, chissà cosa penseranno le persone inclini a credere ai gesti benauguranti.
C’è di più. Tre mesi prima, il medesimo editore aveva dato alle stampe un ottimo volume, da noi recensito, sull’allenatore campione d’Europa. Il titolo del libro è Mancini, senza mezze misure e il suo autore è Marco Gaetani.
E così, possiamo finalmente scusarci con Stefano Piri, che ha scritto Italia-Francia, l’ultima notte felice, per averlo citato solo al quarto capoverso di questa piccola recensione. Ma anche noi abbiamo le nostre strategie. Vogliamo cioè dire che 66thand2nd sta facendo una meritoria operazione, affidando a giovani giornalisti-scrittori volumi monografici che brillano per la sicurezza della prosa e la precisione documentale.
Gaetani è del 1987 e Piri del 1984, e tra le testate con cui collaborano hanno in comune “l’Ultimo Uomo”. Tuttavia, le due opere sono impostate in modo piuttosto diverso.
Italia-Francia, l’ultima notte felice
Se Gaetani appronta una biografia mimetica sul Mancio, intercettandone con acume la personalità contraddittoria, Piri fa un’operazione più ampia e forse più rischiosa.
Ci parla del trionfo calcistico del 2006 intrecciando curiosamente due prospettive: quella biografica e quella malinconica. Spieghiamoci meglio.
Stefano Piri narra le varie tappe di avvicinamento dell’Italia alla finale vittoriosa con la Francia, disputata a Berlino il 9 luglio 2006. Ma lo fa con generosi flashback dedicati ad alcuni dei protagonisti di quella movimentata manifestazione: dallo sfortunato Alessandro Nesta al suo sostituto, l’inopinatamente eroico Marco Materazzi; dal geniale e luciferino Zinédine Zidane al lunare allenatore francese, Raymond Domenech. (Peraltro. Sarò grato per sempre a Piri di avermi messo a parte di un fatto che mi era ignoto: Domenech, quando era allenatore dell’Under 21 della sua nazione, è stato arrestato per bagarinaggio fuori dallo stadio di Boston).
L’autore tratteggia personaggi complessi, irrisolti per costituzione psicologica o accanimento del destino. E tutti fatalmente attratti da declinazioni differenti della malinconia, quello strano morbo che inietta dosi di imperscrutabile anche nei momenti all’apparenza più luminosi.
Ecco il secondo fil rouge del libro, già ostentato nel titolo: la malinconia.
Perché, dunque, la vittoria nella finale dei Mondiali del 2006 avrebbe dovuto essere l’ultima notte felice?
Certo, perché subito dopo la fine del match (precisamente il 14 luglio) il primo filone di indagini di Calciopoli condannerà la Juventus alla serie B e le revocherà lo scudetto vinto nel campionato 2015-2016. E poi perché dovremmo attendere quindici anni prima che la nostra Nazionale ci regali un altro importante trofeo.
Ma qualcosa di diverso e di più profondo innerva il bel libro di Stefano Piri, che dispone di indubbie qualità narrative (e che forse qui e là si concede qualche virtuosismo di troppo). L’autore indaga la quota di consustanziale malinconia contenuta in ogni momento trionfale, quel maledetto contrappeso esistenziale che accompagna anche la più riuscita delle nostre imprese. Quasi a ricordarci che, per quanti allori guadagneremo, essi saranno tutti da deporre un attimo prima della fine.
Ricomponiamoci. E torniamo, per chiudere, a ridare uno sguardo sinottico ai libri di Gaetani e Piri, e a complimentarci per l’ottimo lavoro di scouting di 66thand2nd. Ci pare, ecco, che una nuova generazione di giovani cronisti-cantori dello sport si sia presentata con una certa autorevolezza sulla scena. E noi – che lo sport lo amiamo, così come amiamo le storie ben scritte – non possiamo che rallegrarcene.
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