Via Olympus, buoni chilometri a tutti

Cominciamo dall’unica nota dolente. E cioè dal fatto che le scarpe di cui vi parlerò oggi avrebbero dovuto accompagnarmi alla maratona del Lamone. Avrebbero dovuto, appunto, ma non l’hanno fatto.

Tuttavia, come ho raccontato un paio di settimane fa, le responsabilità (e pure le sfighe, ma pazienza) sono solo mie.

Capitolo chiuso, pagina voltata: concentriamoci adesso sulle Via Olympus, un modello di scarpa di casa Altra davvero innovativo e dirompente.

Via Olympus

Le Altra Via Olympus: drop zero non è sinonimo di minimalismo

Le Altra Via Olympus si presentano come punto di svolta per almeno due motivi.

Per comprenderli, occorre partire dalle caratteristiche tecniche. Si tratta delle scarpe da strada più ammortizzate tra quelle del catalogo di Altra Running.

Il mio abnorme 12,5 US, corrispondente a un 46,5 europeo, pesa circa 350 grammi. Lo stack è sontuoso, 33 millimetri, e l’intersuola Altra EGO™ MAX è estremamente morbida.

Spiegheremo tra poco cosa significano questi aspetti per il podista. Per adesso, diciamo che le caratteristiche appena descritte sono quelle di una scarpa massimalista, che fanno decadere una confusione piuttosto radicata: quella per cui il drop zero sarebbe sinonimo di natural running.

Niente affatto: l’assenza di differenziale fra tacco e punta (che in casa Altra, proprio per non ingenerare equivoci, preferiscono chiamare Balance Cushioning) garantisce una postura più corretta e minimizza il rischio di infortuni. Ma, come appunto testimoniano le Via Olympus, questa tecnologia può essere al servizio anche di modelli assai strutturati.

Pensate per un pubblico ampio

Aggiungiamo subito la seconda peculiarità delle scarpe Altra, il Toe Box Footshape, ovvero il generoso spazio nella parte anteriore della scarpa, che permette alle dita di… dare il proprio contributo alla falcata.

Negli ultimi tempi Altra ha suddiviso i vari modelli del suo catalogo in tre diversi fit, e le Via Olympus – con il loro Original FootShape™ Fit – presentano il più ampio dei footshape.

E poi c’è la forma rocker, vale a dire la suola convessa, che favorisce lo stacco da terra e la spinta in avanti del piede.

Insomma: sono scarpe estremamente comode, perfette per chiunque voglia stare bene correndo, a prescindere dal ritmo che è in grado di tenere.

Si tratta di un modello adatto a un largo pubblico. Le Via Olympus sono consigliate agli amatori senza troppe pretese cronometriche, che vogliano allenarsi godendo delle caratteristiche delle scarpe Altra ma anche di una grande ammortizzazione. Il podismo è uno sport sempre più di massa, e con le Via Olympus non si può dire che Altra non se ne sia accorta.

La seconda tipologia di utenti a cui le Via Olympus sono destinate è quella, in costante crescita, di chi si avventura in distanze uguali o superiori alla maratona, anche con obiettivi ambiziosi.

Il test

Ma che sensazioni mi hanno dato le Via Olympus?

Esattamente quelle che mi attendevo. Sono scarpe – per così dire – eccezionalmente accoglienti, morbidissime, che non temono ripetuti allenamenti anche di svariate decine di chilometri.

Danno inoltre l’impressione di estrema durevolezza: tutte le loro parti, comprese le stringhe e la linguetta, sono robuste e, dobbiamo ripeterci, morbide.

Certo: non sono le scarpe che si consiglierebbero a un podista leggero e veloce che volesse, poniamo, correre le ripetute brevi sotto i tre minuti al chilometro.

Ma in effetti le Via Olympus non sono progettate per questo. Calzano a pennello per quelli che Fulvio Massini chiama amatori tranquilli, diciamo per chi non scende mai o quasi sotto i 4’30” al chilometro. O per chi voglia avvicinarsi per la prima volta a un modello Altra, scongiurando così lo spauracchio del drop zero.

Ma fossi anche in voi – sì, dico voi che il 27 maggio avete preso un appuntamento col Passatore – farei un pensierino alle Via Olympus.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.