Saucony Triumph 22 Gore-Tex

Torno dopo svariate settimane a recensire un paio di scarpe da running. Si tratta di un’evoluzione, in parte sorprendente, di uno dei modelli più noti e apprezzati dagli amatori che vogliono affrontare le lunghe distanze assicurandosi allo stesso tempo comfort e reattività.

Non faccio mistero di inserire io stesso le Saucony Triumph tra le mie scarpe preferite, trovandole quasi impareggiabili per duttilità (straordinarie nei lunghissimi, fanno il loro dovere anche in allenamenti di qualità).

Stavolta però, con il modello 22, qualcosa – o forse molto – è cambiato. Vi racconto dunque le Saucony Triumph 22 Gore-Tex, che sto testando ormai da qualche settimana.

Saucony Triumph 22 Gore-Tex

Saucony Triumph 22 Gore-Tex: le caratteristiche tecniche

Le Saucony Triumph 22 Gore-Tex ricalcano in tutto e per tutto il modello 22 standard, con la sola differenza che qui, appunto, il Gore-Tex offre – come dice la scheda tecnica – “uno scudo impermeabile sorprendentemente traspirante”. Non è dettaglio piccolo, il fatto che la presenza del materiale impermeabile non abbia prodotto un aumento di peso.

Aumento di peso che comunque c’è, di oltre una decina di grammi, rispetto al modello 21: nel caso del mio numero (non da fatina), il 13 US, siamo intorno ai 370 grammi, il che ne fa una scarpa di certo non per tutti, concetto su cui torneremo.

Altra grossa novità è la mescola: si passa dalla PWRRUN + alla PWRRUN PB. Si allarga anche la base di appoggio, mentre il drop resta di 10 millimetri (37 sul tallone e 27 in punta).

Saucony Triumph 22 Gore-Tex: il test (e una considerazione)

Ho ai piedi le Saucony Triumph 22 Gore-Tex da alcune settimane. Ho provato il modello in allenamenti sino a 28 chilometri, e in uscite più brevi ma a ritmi svelti, almeno per quanto io possa permettermi.

Sorprende che la mescola PWRRUN PB, la stessa utilizzata per le Endorphine, non dia una maggiore sensazione di brillantezza e reattività, anzi. Il peso si fa sentire, e questo – ecco il concetto più importante che voglio esprimere – non è necessariamente un limite, bensì il sintomo di una scelta in controtendenza.

Lo avevamo già intuito recensendo le Ride 17, che avevano ereditato la mescola dalle Triumph 21 e avevano anche loro avuto un incremento di peso. Se le Ride si stanno spostando verso le Triumph, c’eravamo chiesti, cosa capiterà al prossimo modello di Triumph?

Capiterà, è capitato, che con le Triumph 22 Saucony ha rispolverato una vecchia concezione, quella secondo cui gli amatori che vogliono provarsi sulle lunghe distanze, e che non hanno un passo particolarmente spedito, hanno bisogno di una scarpa ben ammortizzata, molto confortevole, possibilmente durevole e sì, pesante. E sono, queste, tutte caratteristiche presenti nelle nostre Saucony Triumph 22 Gore-Tex.

La scarpa è certamente comoda, perfetta per preparare gare sino alla maratona e oltre, ma non è consigliabile a chi voglia correre una gara regina diciamo sotto le tre ore.

Le Saucony Triumph 22 Gore-Tex, insomma, rompono col paradigma sbandierato oggi da molte aziende, che si affannano a mettere sul mercato modelli in teoria per le lunghe distanze e per podisti di qualunque bagaglio atletico. In teoria, appunto, perché poi in pratica si tende a progettare scarpe sempre più leggere e reattive, e quindi inadatte al grosso degli amatori, che hanno bisogno di protezione e ammortizzazione.

Per cui, le Saucony Triumph 22 Gore-Tex sono senz’altro un ottimo alleato per chiunque voglia correre su qualunque distanza badando soprattutto alla comodità e alla sicurezza (perché non dimentichiamo che una scarpa inadeguata è anche possibile causa di infortuni).

Infine, un modello come le Triumph 22 di Saucony ha anche una funzione per così dire psicologica: ricorda agli amatori modesti che i campioni sono altri, e che bisogna correre con la massima passione e la massima dedizione possibile, ma sempre consci dei propri limiti. Non è il caso, insomma, di indossare scarpette da 230 grammi per completare una maratona in 4 ore.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.