Non so se l’ho già scritto, cari lettori: portate pazienza nel caso mi stessi ripetendo.
Tutti stiamo notando come da qualche tempo il podista amatore non sia più trattato alla stregua di un individuo che ha la sua vita e poi magicamente, un certo numero di giorni a settimana, si trasforma in qualcuno che corre.
Mi spiego meglio: la corsa, come più in generale ogni sport praticato a livello amatoriale, oggi viene considerata come uno dei molti fattori che permettono di condurre un’esistenza migliore. Sempre più allenatori, riviste specializzate, ma anche solo persone di buon senso, vedono la nostra esistenza come un unicum. Dunque reputano poco sensata la somministrazione di pillole di attività fisica da ingerire periodicamente, se esse non fanno appunto parte di una condotta di vita all’insegna del benessere psicofisico.
Ecco allora che si dà sempre più importanza alla quantità e qualità del riposo, all’alimentazione, all’integrazione, al monitoraggio di svarianti parametri indicanti la nostra salute e il nostro livello di stress. (In questo senso, badate che non è indispensabile ossessionarsi, come invece vorrebbero farci credere i produttori di smartwatch, i cui apparecchi segnalano sempre più “metriche”, come le chiamano loro. E la cui batteria dura sempre meno).
C’è tuttavia un aspetto che viene sorprendentemente sottovalutato. Si parla sempre più spesso dell’importanza del piede dei corridori, della necessità di rinforzarlo e renderlo elastico. Sottoscrivo ogni virgola.
Non si dice però che il piede non dovrebbe calzare scarpe di qualità solo nelle ore destinate all’allenamento.
Ad esempio chi, come me, corre ormai da anni unicamente con le scarpe Altra, che hanno drop zero, quali benefici ne trarrebbe se il resto del tempo indossasse calzature con dodici centimetri di differenziale? Se così facessi, semmai, allenandomi sottoporrei la mia muscolatura a rischiose tensioni.
Joe Nimble
Per fortuna esistono aziende come la tedesca Joe Nimble, che punta a mettere sul mercato calzature minimaliste, ossia vicine al cosiddetto concetto di barefoot. Che altro non è, in fondo, se non un ritorno a un modo di camminare (e correre) più naturale e sensato, evitando di costringere il piede in scarpe inutilmente strette in punta e sopraelevate nel tallone.
Sì, perché l’ulteriore caratteristica che accomuna Altra e Joe Nimble è l’ampio spazio nella parte anteriore, per lasciare il giusto agio alle dita, che sono così in grado così di esercitare tutta la loro forza elastica e propulsiva.
Ma vediamo più in dettaglio il modello di calzature Joe Nimble che ho testato.
Joe Nimble Motion toes black
Le Motion toes della Joe Nimble sono leggerissime scarpe (il 46,5 pesa appena 265 grammi!) con una suola in Vibram di appena 4 millimetri, che rende queste calzature straordinariamente flessibili.
La tomaia in mesh, senza cuciture, è in pratica una rete di maglia, traspirante in modo eccezionale. Le scarpe, dotate di plantarino antibatterico, si possono indossare indifferentemente con o senza calze. Hanno un design semplice ed essenziale, perfetto con ogni capo casual.
Le Joe Nimble sono scarpe vegane, ovvero senza materiali di origine animale e a basso impatto ambientale. Ciascuna delle due calzature, peraltro, all’interno della scatola di cartone era inserita in un astuccio di stoffa, a segnalare anche ai più distratti dei consumatori che si tratta di prodotti di elevata qualità.
E basta calzarle per avere la conferma. La comodità delle Joe Nimble è indiscutibile, così come la sensazione di poter finalmente sfruttare il piede nel modo giusto.
C’è poi un’impressione, sottaciuta per vergogna, che sospetto faccia visita a chiunque calzi queste scarpe: quella di sentirsi un po’ fessi, per aver perso troppo tempo strozzando le nostre povere dita e sfilando su tacchi-trampoli che inibivano la corretta postura.
Poco male: ora sappiamo come rimediare. Basta scegliere i marchi di calzature giuste. E, aggiungo, passare un po’ di tempo ogni giorno camminando (almeno per casa) a piedi nudi.
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