Coros Pace 2, tutto in 29 grammi

Cari podisti, d’estate vige una leggenda: quella secondo cui ci si allena senza obiettivi, e così si lascia l’orologio nel cassetto.

Mai esistita una frottola così pervicace. Proprio d’estate semmai, complice la paura di rilassarsi eccessivamente e di non arrivare dignitosamente preparati alle prime gare autunnali, si fissa con ancor più attenzione il quadrante del nostro GPS da polso. Badando a contenere gli effetti malevoli del gran caldo.

E voi, a proposito, che orologio usate? Per quanto mi riguarda, dopo anni di fedeltà a Polar (di cui ho amato alcuni modelli irresistibilmente vintage, come l’M400), ora sono passato (nemmeno ricordo bene perché) a Garmin. Dopo un test dell’ottimo entry level Forerunner 55, mi sono stabilizzato sul Forerunner 245.

Da qualche mese i big del settore devono vedersela con un nuovo marchio di orologi per lo sport, che pare abbia le caratteristiche per dare seriamente del filo da torcere ai marchi storici.

Coros Pace 2

Coros

Stiamo parlando di Coros, azienda statunitense che produce orologi multisport dall’eccellente estetica e dall’impeccabile tecnologia.

Da qualche tempo, l’azienda si sta facendo largo anche in Italia grazie a Gravity Distribution.

L’attuale catalogo di prodotti Coros è composto da cinque modelli di orologio e da un interessante dispositivo che ottimizza le prestazioni. Migliorando ad esempio l’ampiezza della falcata e il bilanciamento del peso tra le due gambe.

Nei giorni scorsi ho testato il Coros Pace 2, l’orologio più semplice dei cinque. Ma a cui non manca davvero nulla per essere considerato davvero un ottimo prodotto.

Non sarà un caso se testimonial del Pace 2 è un certo Eliud Kipchoge, per il quale è stato disegnato uno splendido Pace 2 ad hoc, in edizione limitata.

Coros Pace 2

Andando necessariamente di gran carriera per motivi di spazio, posso dirvi che – né più né meno – il Pace 2 mi ha esaltato in tutti i suoi aspetti.

L’estetica: ho testato il modello con cinturino in nylon, che pesa appena 35 grammi. Pochi? Beh, pensate che quello col cinturino in silicone, pesandone appena 29, è l’orologio con GPS più leggero in commercio.

Il display, di 240×240 millimetri, ha 64 colori, ed è ben visibile anche in condizioni di scarsa o fortissima luminosità. E non manca nemmeno la funzione per poter leggere lo schermo correndo di notte.

Il Pace 2 presenta solo due pulsanti: quello inferiore, che fa tornare indietro di una schermata, e quello superiore, geniale nella concezione. Se si ruota la corona dentata permette di modificare la schermata, e se si preme conferma l’azione. Tutto estremamente intuitivo, anche per un dinosauro informatico come me.

Tralascio solo di citare il rilevamento dei battiti cardiaci al polso perché, ho appurato, è una tecnologia che con me non funziona. Ma il Pace 2 è associabile alle più comuni fasce cardio, oltre che al sempre più sfruttato TrainingPeaks.

L’autonomia della batteria è di ben 30 ore nel pieno delle funzionalità, ma per un uso quotidiano il Coros Pace 2 può arrivare sino a 20 giorni. Indossato assieme al Garmin, si è dimostrato altrettanto preciso nella misurazione del GPS, e ancor più reattivo nel segnalare il passo automatico e le variazioni di velocità.

Nel Coros Pace 2 è stata da poco aggiunta la lingua italiana. E, opzione mirabile, l’orologio – grazie alla modalità Track Run, che si basa su un algoritmo proprietario – sa “capire” se stiamo correndo in pista, e di conseguenza misurar con precisione ogni nostro giro.

E poi, c’è la grande quantità di funzionalità che non ho esplorato. Intanto, il Coros Pace 2 è un orologio multisport, impermeabile sino a 50 metri di profondità.

È dotato di altimetro barometrico, accelerometro, giroscopio, bussola, monitoraggio del sonno e ricezione di notifiche dal telefono. Oltre che di un’app estremamente completa e di agevole lettura.

Il prezzo al pubblico del Coros Pace 2 è di 199,99 euro. Un costo che mi pare ragionevole, per un orologio multisport che mi ha stupito positivamente, e non poco.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.