Cintura per l’idratazione Ultra Belt di CamelBak: finalmente!

Ogni podista ha un punto debole. Se poi appartiene alla categoria degli amatori di medio calibro (tendente al basso) come me, altro che uno.

Ma, al di là dei limiti congeniti, ce ne sono altri che appartengono per così dire al contesto e non a sé. Ho per esempio un’amica che non riesce a trovare una marca di abbigliamento i cui prodotti, specie nei mesi caldi, non le irritino la pelle. Ho poi un amico – amatore evoluto – che durante gli allenamenti lunghi attende con terrore il momento in cui dovrà assumere un gel, perché il suo stomaco mal li tollera. Eccetera.

Ecco: a proposito di allenamenti lunghi, il mio punto debole sta nell’idratazione. Come dissetarmi? Ho tentato con gli zaini contenenti una sacca idrica, ma non c’è davvero niente da fare: detesto correre con una zavorra sulle spalle, non solo per il peso ma anche perché – sudando io copiosamente – non ho davvero bisogno di qualcosa che impedisca alla mia schiena di traspirare.

Ho allora provato con le cinture portaborraccia: ma se quella con due borracce da 250 millilitri l’una era troppo ingombrante, e le borraccette mi colpivano i fianchi a ogni passo, quella con due miniborracce da 125 millilitri l’una sarebbe andata anche bene. Se l’acqua non fosse stata troppo poca.

CamelBak Ultra Belt

La cintura Ultra Belt di CamelBak

A risolvere questo annoso problema ha pensato CamelBak, che mi ha inviato l’ormai inseparabile cintura Ultra Belt.

Vediamo al volo le caratteristiche tecniche, per poi passare di gran carriera al test.

La cintura Ultra Belt è disponibile nelle colorazioni blu (con inserti arancio) e nera (con inserti gialli) e in tre taglie, a seconda della circonferenza della vita: XS/S, S/M e M/L.

La rete in Micromesh 3D è leggera e traspirante, la presenza di piccoli inserti rifrangenti dà una maggiore sicurezza in condizioni di scarsa luminosità, e non manca un gancio per i bastoncini da trekking.

Un’ampia tasca con cerniera può contenere comodamente gel, chiavi di casa e smartphone (ma quando correte non portatelo, dai). E ci sono altre due taschine, una per lato.

Infine, ecco la mirabile borraccia pieghevole Quick Stow™ da 500 millilitri, contenuta in una tasca sul lato opposto rispetto a quella con la cerniera, che merita un discorso a parte. E che, anzi, ci porta dritti al test della cintura Ultra Belt di CamelBak.

Il test

La cintura Ultra Belt è comodissima da indossare, non balla in vita né deve essere risistemata durante gli allenamenti lunghi (croce di tanti podisti, ammettiamolo).

Agevole è anche l’apertura e chiusura della tasca con la cerniera.

D’accordo, sì, ma quasi tutta la mia meraviglia si concentra sulla borraccetta Quick Stow™ da 500 millilitri, a partire dal suo tappino di silicone che si leva con un morso. Ma che tutto sommato, visto il semplicissimo sistema di blocco/sblocco dell’imboccatura da cui esce l’acqua (un piccolo giro in senso antiorario/orario) non è nemmeno indispensabile.

E questa è la prima delle due grandi virtù della borraccetta, e più in generale della cintura Ultra Belt. Quando, al trentacinquesimo chilometro, la nostra lucidità è andata a farsi benedire, abbiamo bisogno di compiere gesti rapidi ed elementari. Ho provato più volte borracce la cui apertura e successiva chiusura richiedeva una laurea in ingegneria (con lode). Potersi affidare a uno scatto di pollice e indice da una parte, e poi dalla parte opposta, è una benedizione.

Per non parlare della seconda caratteristica mirabile della borraccetta Quick Stow™: il fatto che sia di plastica morbida. E che dunque, a mano a mano che si beve, si adatta alla cintura. O, meglio, alla nostra vita.

Cosa dire? Ho risolto definitivamente il mio problema legato all’idratazione, consiglio a tutti la cintura Ultra Belt di CamelBak, e adesso dovrò trovare un’altra scusa per le mie sempre più modeste prestazioni.



Siamo una giovane realtà editoriale e non riceviamo finanziamenti pubblici. Il nostro lavoro è sostenuto solo dal contributo dell’editore (CuDriEc S.r.l.) e dagli introiti pubblicitari. I lettori sono la nostra vera ricchezza. Ogni giorno cerchiamo di fornire approfondimenti accurati, unici e veri.
Sostieni Moondo, sostieni l’informazione indipendente!
Desidero inviare a Moondo una mia libera donazione (clicca e dona)

GRATIS!!! SCARICA LA APP DI MOONDO, SCEGLI GLI ARGOMENTI E PERSONALIZZI IL TUO GIORNALE



La tua opinione per noi è molto importante.
Commento su WhatsApp Ora anche su Google News, clicca qui e seguici



Potrebbe interessarti anche:
Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.