Cascada, abbigliamento e natura

A parte che se anche mi contraddicessi sarei in ottima compagnia, perché Walt Whitman diceva: “Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono vasto, contengo moltitudini.”

Ma oggi, amici lettori, non mi contraddirò. Lo so, ho sempre largheggiato in ironia parlando di prodotti per il podismo, specie di capi di abbigliamento, che promettono miglioramenti delle performance, cura della calvizie e appianamento delle crisi coniugali.

I podisti di una volta, poi (sì, quelli che andavano più veloce di noi), ridono di chi oggi corre con cinquecento euro di vestiario e termina le maratone impiegando il doppio del loro tempo. O meglio del tempo di quando loro erano giovani.

E allora il punto è: quanto è lecito vestirsi per così dire bene, per far sport? La domanda è inevitabile dopo aver testato alcuni capi per l’abbigliamento sportivo che mi sono stati inviati da Cascada.

Cascada

Cascada

Partiamo subito forte: Cascada è probabilmente, tra i marchi che ho testato negli anni, quello che produce l’abbigliamento sportivo di qualità più elevata.

Lo fa per quanto riguarda i materiali e per quanto riguarda l’estetica. Indossando i capi Cascada per correre, o svolgere qualunque attività sportiva, ci si sente belli come il sole.

Cascada, che nasce nel 2018, produce capi d’abbigliamento che è improprio, o riduttivo, definire per sportivi. Potremmo dire che nei colori, nei tessuti e nelle linee, i prodotti Cascada prendono ispirazione dalla natura del Trentino, dove in effetti vengono concepiti. E i destinatari sono tutti coloro che, per motivi atletici o anche solo (“solo” si fa per dire) filosofici, amano la vita all’aria aperta e, appunto, godono di un rapporto intimo con la natura.

E infatti Cascada propone sia capi per l’attività sportiva che per la vita di tutti i giorni.

Il test dei prodotti

Ho testato quattro prodotti Cascada: partiamo… dal basso. Le calze Cross Socks-Snake, a mezza gamba, hanno una trama composta da elastene, poliammide e Dryarn. Hanno una perfetta calzabilità, una leggera compressione e garantiscono un’ottima traspirabilità, mantenendo costante la temperatura corporea con ogni temperatura. Rinforzate in punta e sul tallone, impediscono la proliferazione di cattivi odori.

I pantaloncini Wolf Running Shorts – composti al 97% da poliestere e per il restante 3% da elastene – sono leggerissimi e straordinariamente comodi, grazie anche a uno slip traspirante e integrato (e due piccole tasche posteriori, oltre alle due laterali per le mani).

E arriviamo alle due splendide maglie realizzate con tessuto completamente riciclato. Si tratta della Trail Lightweight T-Shirt – Stained e della Trail Lightweight Long Sleeve T-Shirt – Sand.

Entrambe composte per il 90% da poliestere e per il 10 da elastene, sono eccezionalmente elastiche e traspiranti. Calzano come meglio non si potrebbe e la loro leggerezza è intuibile già soppesandole.

Quindi?

Va aggiunto che tutti i prodotti Cascada hanno un’estetica mirabile. Serpenti si avvitano a spirale su per le calze, un lupo campeggia negli shorts, la T-shirt è squisitamente lisergica e la maglia a maniche lunghe esibisce lungo le maniche le principali effigi del marchio.

L’impressione, allenandomi, è stata quella di indossare capi davvero leggeri, traspiranti e durevoli. Oltre che, mi ripeto, belli. E allora torniamo alla domanda iniziale: quanto è lecito essere fighi, per correre?

Mettiamola così: i capi tecnici di qualità non fanno andare più forte, non levano secondi al chilometro, no. Ma certamente danno una sensazione confortevole che – specie negli allenamenti di lunga distanza – può contribuire a ritardare o contenere la fatica.

L’estetica, poi. Va benissimo disinteressarsene, quando si corre o si praticano altri sport: in fondo stiamo faticando, appunto, mica sfilando. Tuttavia, ogni situazione sociale ha i suoi codici, comportamentali e anche esteriori. Per assistere a una prima alla Scala non ci vestiremmo mai come per andare a bere un bicchiere di vino scadente nel bar-latteria sotto casa.

Dunque, se si vuole entrare nel mood del praticante sport in natura, perché non farlo anche con il vestiario? Ecco: per chi volesse assecondare questo istinto, non c’è forse catalogo più adatto di quello di Cascada.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.