Intanto, vada dietro la lavagna chi non ha colto la citazione gucciniana del titolo.
Che naturalmente fa riferimento alla canzone Bologna, uscita nell’album Metropolis e poi resa celebre dall’impareggiabile doppio live Tra la via Emilia e il west.
Tuttavia non siamo qui a parlare di canzone d’autore, bensì di una mia breve trasferta in terra felsinea, durata lo spazio di soli tre giorni: da sabato 30 ottobre a lunedì 1 novembre.
Gita breve ma intensa: siamo riusciti – la mia compagna, mia figlia e io – a far visita a una famiglia di cari amici. Con cui abbiamo visitato musei, passeggiato e gozzovigliato, nonché schivato la pioggia che sino a poco prima del nostro arrivo era data per certa almeno nelle giornate di domenica e lunedì.
E io sono anche riuscito a correre la 30 km dei portici, gara partita subito dopo la prima e attesissima edizione della Bologna Marathon, che si è svolta domenica 31 ottobre.
La 30 km dei portici
Eravamo quasi in cinquemila tra maratoneti, noi che abbiamo corso trenta chilometri e chi si è limitato a una sgambata di sei.
La maratona è partita, puntuale, alle 9.30, e dieci minuti dopo è toccato a me e ai miei compagni di fatica. L’orario, in controtendenza con gli ultimi eventi podistici (che iniziano pressoché all’alba) è stato un sollievo per noi podisti, ma forse andrà ripensato, viste le polemiche che non sono mancate e su cui, seppur brevemente, torneremo.
La mia gara è stata condotta in modo disciplinato: ho corso la 30 km dei portici come lunghissimo in preparazione di una maratona dicembrina. Quindi mi sono impegnato (coprire questa lunghezza non è una passeggiata), tuttavia non ho spinto al massimo. E quando stavo per fare la volata, a poco più di un chilometro dall’arrivo, la sorpresa: il tracciato era più breve di quasi ottocento metri.
Pare ci sia stata una modifica dell’ultima ora al tratto finale: questa, per quanto mi riguarda, è l’unica piccola tirata d’orecchie che mi sento di fare all’organizzazione.
Per il resto, è stato divertimento puro. Percorso nervoso, con diversi saliscendi, suggestivi chilometri conclusivi in centro e indimenticabile partenza e arrivo in piazza Maggiore. Personalmente, lungo i miei trenta chilometri ho trovato sempre volontari attenti e simpatici.
Nei chilometri in centro ho visto molta gente assiepata a fare il tifo. Sì, anche un paio di incroci forse poco presidiati, col rischio che qualche passante potesse invadere la gara. Da qui voglio partire per fare un ragionamento complessivo sulla giornata di podismo bolognese, e più in generale sull’organizzazione delle gare di corsa.
La 30 km dei portici tra polemiche e speranze
Esprimo due concetti cardine. Il primo: ciascuno valuta un’esperienza per come l’ha vissuta. Per quanto mi riguarda non ho visto automobili falciare gambe ai podisti né bolognesi inviperiti promettere di farci la pelle. Inoltre i nostri amici bolognesi sostengono di essere stati avvisati per tempo, nonché ripetutamente, sulle modifiche alla viabilità che la Bologna Marathon e la 30 km dei portici avrebbero portato in dote.
Con ciò passiamo al secondo concetto cardine: voglio fidarmi del prossimo. E dunque dei bolognesi che sostengono (l’ho letto sulla stampa del lunedì) di non essere stati avvertiti di nulla, e pure dei podisti che – nei forum – hanno parlato di una pericolosissima esposizione, nei tratti finali, al traffico cittadino e alla furia della popolazione. O meglio: mi fido con riserva. Perché gli umani, si sa, tendono a drammatizzare.
Posso credere che ci sia stato qualche difetto di comunicazione (vedi l’accorciamento inopinato della “mia” gara) e che, negli ultimi chilometri, qualche vettura o pedone sia sfuggito al controllo.
Ma ragazzi: siamo rimasti mesi a bramare gare, abbiamo avuto la possibilità di correre in una città come Bologna, lo staff era alla prima maratona. Perché non ci accontentiamo? Perché non proviamo a pensare che gli organizzatori sapranno fare tesoro delle loro imprecisioni, e approntare la prossima Bologna Marathon (prevista per il 6 marzo 2022) in modo ancor più meticoloso?
Per esempio: la folla che abitualmente invade il centro, se correttamente gestita, può diventare un bacino di tifo formidabile. E in alcuni tratti lo è stato già lo scorso 31 ottobre.
Insomma: preferiamo che le strade delle nostre città siano periodicamente prese d’assalto da persone festanti che mostrano quanto faccia bene correre, o vogliamo che continuino a essere unicamente il teatro di macchine e motorini strombazzanti, capaci solo di regalare altro CO2 a un pianeta già abbastanza martoriato?
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