Zaino Osprey Sojourn Porter 46, che voglia di viaggiare!

Sarei bugiardo se non dicessi che uno dei motivi per cui vi parlo di ciò che vi parlerò oggi è la grande voglia di rifare un viaggio.

Il motivo più solido è però lo stesso di qualche mese fa, quando ho recensito un altro prodotto di Osprey. Sono convinto del fatto che, per ogni sportivo amatore, il benessere fisico non debba coincidere solo con gli allenamenti settimanali. Che, se vissuti come momenti avulsi dal resto della quotidianità, rischierebbero di somigliare a un’amara medicina da inghiottire a intervalli prestabiliti.

Stare bene significa riuscire a godere il più possibile di ciò che ci possa migliorare da un punto di vista psicofisico. Dunque una corretta alimentazione, un giusto riposo, una fervida vita intellettuale (poche scuse, oggi che volendo si può fare quasi tutto da un computer). Ma di certo, poche attività tonificano lo spirito come il viaggio: viaggiare, proprio come succede per gli allenamenti più duri, significa mettersi in discussione, entrare in territori meno confortevoli di quelli frequentati abitualmente, e rimboccarsi le maniche per cavarsela (e per godere di tutte le sorprese che ogni novità offre).

Sojourn Porter 46

Osprey

Osprey è un’azienda che sta proprio al crocevia tra sport e viaggio. Perché il catalogo dell’azienda nata in California nel 1974 comprende zaini e borse sia per svariate discipline sportive (escursionismo, ciclismo, corsa…) che per tutti i tipi di spostamenti: quelli all’interno del perimetro urbano oppure i viaggi veri e propri, in contesti cittadini o a contatto con la natura.

Osprey Sojourn Porter 46

Lo zaino che l’azienda mi ha inviato da testare fa parte della nuova serie Sojourn.

Nello specifico, abbiamo provato lo zaino Osprey Sojourn Porter 46, alla cui linea appartengono anche il Sojourn Porter 30 e il 65.

Osprey Sojourn Porter 46: le caratteristiche

Esatto, il segreto è di Pulcinella, il numero 46 corrisponde alla capacità in litri dello zaino. Che è disponibile in quattro colorazioni: nero, viola, verde e marrone.

Le sue dimensioni sono 46x40x31 centimetri, e pesa meno di 1,6 chili.

I materiali – nylon e poliestere balistico – sono straordinariamente resistenti, e le pareti laterali imbottite in schiuma proteggono e riparano gli oggetti riposti all’interno. Il sistema di tasche e cinghie permette di organizzare il contenuto e massimizzare gli spazi.

Lo zaino Osprey Sojourn Porter 46 vale come bagaglio a mano per tutte le compagnie aeree.

Un eccezionale punto di forza è la comodità: le cinghie, compresa quella ventrale, e il pannello posteriore AirScape™ (che mantiene fresca e asciutta la schiena, e all’interno del quale si possono ripiegare le cinghie) consentono di camminare a lungo con il minimo sforzo. E il meritorio sistema di cinghie laterali StraightJacket riduce le dimensioni dello zaino adattandolo di volta in volta ai volumi di ciò che è stato riposto al suo interno.

Il test

Pur non avendo (per ora) viaggi in programma, ho testato lo zaino Osprey Sojourn Porter 46 in una breve gita, riempiendolo parzialmente. E notando due delle sue caratteristiche più spiccate: l’organizzazione interna degli spazi e la possibilità di ridurre le dimensioni dello zaino quando non è del tutto riempito di oggetti.

L’organizzazione delle cinghie rende davvero agevole indossare il Sojourn Porter 46, anche per chi come me (sono alto 192 centimetri) spesso risulta suo malgrado essere fuori misura. Inoltre ho molto apprezzato l’ampia tasca esterna (di solito gli zaini di grandi dimensioni, chissà perché, consentono di accedere rapidamente a un minimo taschino esterno in cui si riesce a malapena a infilare un pacchetto di fazzolettini di carta).

La linea, poi, è la solita dei prodotti Osprey: elegante e sobria, allo stesso tempo metropolitana e internazionale.

Insomma: mi resta solo da pianificare il prossimo viaggio.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.