Saucony Kinvara Pro, una meravigliosa scarpa per qualunque allenamento

Dopo due anni di impiego come responsabile dei rapporti con i media per Altra Running, posso (almeno per ora) tornare a testare e recensire modelli di scarpe da corsa di qualunque marchio.

E lo faccio parlandovi allo stesso tempo di una scarpa eccezionale, di un’azienda che rappresenta un mio antico amore podistico, e che ci conduce in uno degli argomenti di maggior attualità nell’universo dei corridori più o meno equipaggiati.

Kinvara Pro

Saucony Kinvara Pro

Ebbene sì, quando ho iniziato a correre ho – come chiunque, immagino – girellato un po’ per i vari marchi di scarpe da corsa, fino ad aver trovato casa con Saucony.

Che ora mi ha inviato un paio di Kinvara Pro, di cui vi parlerò (bene), e che sono impreziosite da una piastra in fibra di carbonio per i tre quarti della lunghezza della scarpa.

Vediamo brevemente le caratteristiche tecniche delle Saucony Kinvara Pro, per poi passare alle sensazioni provate e a un ragionamento complessivo sulle scarpe con piastra in carbonio.

Kinvara Pro 2

Saucony Kinvara Pro: le caratteristiche

Le Saucony Kinvara Pro pesano (misura maschile 9,5 US) 269 grammi, hanno un drop 8, l’altezza al livello del tallone è 42 millimetri (teniamo a mente questa misura) e quella sull’avampiede 34.

La tecnologia Speedroll garantisce una continua leggera spinta in avanti, e la doppia ammortizzazione PWRRUN PB e PWRRUN assicura un buon ritorno di energia e un ottimo supporto per allenamenti di chilometraggio cospicuo.

Ci sono poi la soletta interna PWRRUN+ e la piastra a 3/4 in fibra di carbonio PB, che inizia a metà piede, ha forma ergonomica che si adatta a ogni piede e a ogni utilizzo.

Il test

In poche occasioni come questa posso affermare che lo sciorinare le specifiche tecniche di un prodotto ha un senso del tutto relativo.

Ho provato le Saucony Kinvara Pro in allenamenti di diverse tipologie, dalle ripetute brevi ai lunghissimi fino a 28 chilometri, e in tutti i casi le sensazioni sono state straordinariamente positive.

La scarpa offre allo stesso tempo il massimo comfort le volte in cui ci sono da fare un bel po’ di chilometri, e una splendida reattività quando si vuole spingere.

La sensazione generale è davvero quella di una leggerezza muscolare che invita a dare il massimo, a prescindere dal tipo di allenamento. Leggerezza muscolare che, cosa di non piccola importanza, permane anche dopo la sessione di corsa, abbreviando così i tempi di recupero tra un’uscita e un’altra.

Unico limite curioso: le regole di World Athletics impongono per le gare su strada scarpe con intersuola spessa non più di 40 millimetri. Le Saucony Kinvara Pro potranno quindi essere solo delle fantastiche compagne di allenamento.

La domanda sorge spontanea: perché non abbassare di due millimetri l’intersuola e rendere legali le Kinvara Pro?

Fibra in carbonio e podismo amatoriale

Introduciamo qui un argomento che magari svilupperemo altrove.

Non sappiamo in che percentuale incida la piastra in fibra di carbonio nella qualità davvero eccellente delle Saucony Kinvara Pro, che permettono di correre con la massima efficienza e contenendo il senso di affaticamento.

Di certo, nessun amatore dovrebbe avere complessi di inferiorità nei confronti degli atleti professionisti: se loro usano le più moderne tecnologie per rosicchiare millimetri a prestazioni già stellari, non è vergognosa l’idea che un amatore, se corre con dedizione e passione, si doti di tutti gli strumenti per godere al meglio del suo sport.

Con due avvertenze. Una economica: le scarpe con la piastra in carbonio non sono regalate (il prezzo di listino delle Saucony Kinvara Pro è di 220 euro). E il fatto che aiutino a correre meglio non significa affatto che rendano campioni chi campione non è.

Quindi, è proprio il caso, di dirlo, piedi per terra. E buon divertimento con le Saucony Kinvara Pro!



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.