Run Up della Floky Socks: promesse mantenute

Premessa metodologica

I miei lettori sanno che recensisco con una certa parsimonia i capi tecnici per il podismo, mosso dal sospetto che in questi ultimi tempi gli amatori siano vittima di un equivoco: quello secondo cui, indossando prodotti tecnologicamente sempre più sofisticati, si possa magicamente somigliare agli atleti professionisti; non solo nell’estetica ma anche nelle prestazioni. E molte aziende, consapevoli di questo tranello in cui gli amatori cadono per via della loro ingenuità, propongono capi che – promettono – sono capaci di migliorare le performance del cinquecento per cento e di garantire l’immortalità.

Ma siccome non voglio fare come quelli che non possiedono un televisore per non sottoporsi alla tv spazzatura, privandosi così di tanti dignitosissimi programmi e film che per buona sorte ancora vanno in onda, preferisco non essere così massimalista da non parlarvi più di prodotti per l’abbigliamento dei podisti, perché in questo modo priverei voi e me della conoscenza di marchi che lavorano seriamente, con competenza, mettendo sul mercato prodotti davvero di elevata qualità.

Floky Run Up

È il caso dell’italianissima Floky Socks, che sta facendo parlare di sé da quando ha proposto a noi podisti le calze Run Up, anche in virtù di una notevole operazione di marketing che vede coinvolti alcuni dei più forti (e simpatici) runner nazionali, tra cui Giovanna Epis.

Partendo dal packaging, la sontuosa e accattivante confezione delle Run Up contiene una brochure che illustra le caratteristiche del prodotto, e addirittura un cartoncino dove viene spiegato con precisione come indossarle, affinché i sostegni e le protezioni aderiscano ai punti giusti.

Composte per il 55% di poliestere, per il 37 di poliammide e per il restante 8 di elastan, le calze a compressione Run Up sono allo stesso tempo resistenti e traspiranti, antiscivolo e dotate di inserti catarifrangenti; inoltre il filato proviene dal riciclo della plastica delle bottiglie.

Venendo alla polpa del discorso, le Run Up sono state disegnate (con la consulenza scientifica del dottor Mauro Testa) non solo per migliorare il ritorno venoso e ridurre il senso di affaticamento, per favorire l’espulsione del sudore e proteggere il tendine d’Achille da microtraumi, ma anche per migliorare la postura durante la corsa, grazie alle applicazioni in corrispondenza del quinto metatarso. Più in generale, le Run Up sono state studiate secondo i principi della biomeccanica, allo scopo di ridurre i traumi, migliorare il recupero e, nello stesso tempo, aumentare la propriocezione.

Il test

Ho provato le Run Up in un paio di lunghissimi (quando ancora nutrivo una debole speranza di poter correre la maratona di Reggio Emilia…) e in altrettante sessioni di ripetute veloci, e le mie sensazioni sono state senza dubbio ottime. Il problema di questo tipo di calze è, di solito, il grado di compressione: in passato ne ho provato alcune che mi hanno strozzato le gambe, e che dopo l’allenamento ho impiegato secoli per levare, e altre che a metà corsa mi sono clamorosamente scese alle caviglie.

Le Run Up hanno un grado di compressione perfetto, fasciano in modo energico piede e gamba (eppure non se ne avverte la presenza), consentendo così di spingere con più facilità (l’ho avvertito chiaramente durante le ripetute) e fanno tardare il senso di affaticamento (nei lunghissimi). Da ultimo, non dimentichiamoci la piacevolezza estetica: il mio modello è di un bel giallo fluo con inserti neri, ma sono disponibili anche i colori fucsia e nero.

Per riassumere e concludere: non esiste alcun capo tecnico che possa trasformare un tapascione in un top runner, tuttavia esistono prodotti che mantengono le promesse, e cioè che permettono di correre con un maggior senso di leggerezza e proteggendo la muscolatura. Proprio come fanno le calze Run Up della Floky Socks.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.