Per rabbia o per amore

Nel giugno del 2019 la rivista effe – Periodico di Altre Narratività ha indetto un concorso (la smettiamo, suvvia, di chiamare contest i concorsi?) riservato a “racconti inediti scritti in lingua italiana […] nei quali lo sport sia un elemento portante e non superficiale della narrativa. Non vi sono limiti all’ambientazione delle Opere, né di carattere temporale, né storico né geografico. Qualunque sport può essere scelto, e il riferimento è lasciato interamente alla fantasia delle autrici e degli autori.” Così diceva il regolamento del concorso, da cui è scaturita l’antologia Per rabbia o per amore, uscita nel settembre del 2020 per 66th and 2nd. Si tratta di dodici prove narrative: dieci di altrettanti giovani autori, nessuno dei quali a dire il vero era alla prima esperienza editoriale, affiancati da due scrittori più noti, Davide Orecchio e Matteo Nucci; i dieci sono, in ordine di apparizione, Alessandro Gazzi, Paola Moretti, Giovanni Battistuzzi, Katia Colica, Nicola Muscas, Marco Brion, Maurizio Amendola, Gianni Montieri, Elena Chiattelli e Andrea Gratton.

L’antologia, il cui titolo cita un passaggio de Il bandito e il campione, bella (e d’ambientazione… parzialmente sportiva) canzone di Luigi Grechi resa celebre dal più noto fratello, Francesco De Gregori, trova tutti gli autori in ottima forma, giusto per adoperare una metafora attinente: si ha infatti la sensazione che ciascuno abbia scelto un tema a sé caro, e abbia così dato vita a una narrazione cordiale, vivida, in cui la sicurezza della scrittura si accompagna alla conoscenza dell’argomento trattato e alla complicità con esso.

Tuttavia, ed ecco il limite dell’opera, la letteratura sportiva – così come quella erotica – è pericolosissima: forte è la tentazione di rivolgersi all’emotività del lettore, ed elevatissimo il conseguente rischio di produrre testi enfatici. Qui la sensazione è che gli autori coinvolti abbiano deciso di tenersi alla larga da questa eventualità, mettendo precauzionalmente (troppo, precauzionalmente?) la vicenda sportiva al servizio di altro, presentando chi una biografia chi un affresco sociale, con differenti gradi di aderenza al reale.

C’è tuttavia un’eccezione, ancora più sorprendente se si pensa che a rappresentarla è un calciatore professionista: Alessandro Gazzi ha scritto infatti un ammirevole racconto sugli ultimi dieci minuti della partita Bari-Salernitana del campionato 2008-9, nella quale lo stesso Gazzi è stato in campo.

Una piccola divagazione, che forse divagazione non è, dal momento che in questo spazio si parla quasi soltanto di corsa sulle lunghe distanze, e ben sappiamo come oggi il podismo sia diventato un fenomeno sociale, e come sempre più amatori provino in prima persona la fatica e la gioia indicibile degli allenamenti e delle gare, diventando anch’essi eroi sportivi in sedicesimo. Ma chi narra le loro gesta?

Tutto questo per dire che, se Borges elesse il genere western a salvatore dell’epica, oggi tocca forse al racconto sportivo l’arduo compito: a patto però che si abbia il coraggio di concentrarsi davvero sulla cronaca delle piccole e grandi imprese compiute o fallite.

Tornando alla nostra antologia, tra gli altri racconti spiccano l’ironia di Nicola Muscas, che ne El Gordo de barrio Capurro ci restituisce le dismisure calcistiche ed esistenziali di un calciatore sudamericano di raro talento, e la passione con cui Andrea Gratton in Suite Delibašić ci ha fatto conoscere la figura nobile e malinconica di Mirza Delibašić, grande cestista jugoslavo.

Chiudiamo con l’incipit forse più suggestivo, a opera di Elena Chiattelli, a cui dobbiamo il racconto Hrabrost! (e naturalmente non vi sveleremo di quale terra si tratti): “È per intenditori questa terra che mi ritrovo attaccata al palato, è per gente vera, concreta, gambe svelte, elastiche; è per poeti, combattenti, menti brillanti e agili, persone vive abbastanza da poterla declinare in tutte le sue forme. E marinai, uomini e donne che sappiano avvistarla e riconoscerla all’orizzonte, immaginarla per interminabili notti e cercarla, aspettarla come fosse il domani per poi vivere il presente con una nuova e vitale spinta” (p. 189).

Buono sport e buona lettura a tutti.



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Claudio Bagnasco
Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975. Suoi brani narrativi e saggistici sono apparsi su vari blog e riviste. Ha pubblicato alcuni libri, tra cui i romanzi "Silvia che seppellisce i morti" (Il Maestrale 2010) e "Gli inseguiti" (CartaCanta 2019), e la raccolta di racconti "In un corpo solo" (Quarup 2011). Ha curato il volume "Dato il posto in cui ci troviamo. Racconti dal carcere di Marassi" (Il Canneto 2013). Il 31 ottobre 2019 è uscito il suo saggio "Runningsofia. Filosofia della corsa" (il Melangolo, seconda edizione 2021). Con Giovanna Piazza ha ideato e cura il blog letterario "Squadernauti". Ha ideato Bed&Runfast, il punto d'incontro fra il mondo del podismo e quello delle strutture ricettive. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com. Dal 2013 abita a Tortolì, dove gestisce un B&B con la sua compagna, corregge testi, insegna le parole difficili a sua figlia e corre.