Libri

“Egoisti di squadra”, la parola a Fefè De Giorgi

Se dovessi elencare i miei tre sport del cuore, la risposta sarebbe semplice e triplice.

Il calcio è l’amore antico, giocato da ragazzo e tifato oggi come ieri con passione quasi immutata. Del podismo non dico nemmeno, mi pare che questa rubrica parli per me. E poi c’è la pallavolo, alla quale mi lega un affetto stranissimo. Ne conosco a malapena la metà delle regole, tattiche e tecniche mi sono pressoché ignote, eppure quando guardo una partita di buon livello agonistico vado in brodo di giuggiole.

Del mio rapporto per così dire mistico con la pallavolo ho scritto in un altro articolo, dove peraltro – magari nemmeno a caso – ho anche citato Ferdinando “Fefè” De Giorgi.

Fefè De Giorgi

Ferdinando “Fefè” De Giorgi, tra i protagonisti della generazione di fenomeni guidati da Julio Velasco, che negli anni Novanta del secolo scorso ha vinto (tra l’altro) tre campionati mondiali di fila, è l’attuale allenatore della nazionale maschile di pallavolo. Squadra che nel biennio 2021-2022 ha vinto il campionato europeo prima e quello mondiale dopo.

Di irresistibile simpatia, De Giorgi trasmette una flemma e una capacità di stemperare le tensioni davvero ammirevoli.

Un libro da poco uscito per Mondadori (Egoisti di squadra. Esaltare il gruppo senza sacrificare il talento, settembre 2023) dimostra che dietro la bonomia e semplicità del personaggio si cela un allenatore che ha le idee chiarissime per quanto riguarda la gestione psicologica. Sia di un singolo campione sia di un gruppo di atleti dotati di talento eccezionale.

Egoisti di squadra

Il titolo del libro, Egoisti di squadra, risponde bene al problema che ha qualunque allenatore si trovi a dover gestire un gruppo di giocatori fortissimi e, spesso, consapevoli di esserlo.

In punto di equilibrio sta proprio nel non sacrificare le doti singole, ma semmai di esaltarle al massimo grado, mettendole al servizio di un’entità collettiva (la nazionale di pallavolo, nel caso specifico) per un importante obiettivo comune (le competizioni internazionali, affrontate sempre per provare a vincerle).

I concetti

Egoisti di squadra espone in maniera semplice e chiara, appunto alla maniera di De Giorgi, alcuni concetti cardine.

Tra i quali l’importanza dell’imparare a imparare, ossia la volontà di mettersi sempre nella condizione di accrescere il proprio bagaglio di esperienze. O la fondamentale dote della leadership, che – a differenza di quello che nel libro viene chiamata “potere di comando” – si basa sulla condivisione di valori, sportivi e umani, del leader (sia esso allenatore o giocatore) con il resto del gruppo.

È poi molto persuasiva la differenza tra personalità conciliante e opponente, e ovviamente diversa deve essere la modalità di gestione dell’una e dell’altra. Convince, infine, il passaggio in cui si sottolinea come, dopo una sconfitta, bisognerebbe svincolarsi da quelli che Fefè De Giorgi chiama i quattro piloti automatici: “addossare le colpe, costruirsi degli alibi, trovare delle giustificazioni, esprimere delle lamentele” (p. 160).

I “Medaglioni”

Per rendere non solo più affabile ma anche più vivido Egoisti di squadra, ogni capitolo si conclude con un “Medaglione”, un aneddoto tratto dalla doppia carriera, di giocatore e di allenatore (ma per un certo periodo i due ruoli hanno coinciso) di De Giorgi. Che ricorda con altrettanto gusto i trionfi ma anche le cadute, tra cui i non sempre motivatissimi licenziamenti.

Sono episodi curiosi, divertenti e umani, che fanno amare ancora di più uno sport per fortuna sufficientemente lontano dai riflettori da mantenere ancora una certa genuinità.

Il senso complessivo del libro è importante anche per chi, come noi podisti, fatica volentieri da solo. Il corretto approccio mentale, la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie virtù, la capacità di esaltarsi nella fatica, quella di relativizzare vittorie e sconfitte, sono alcuni lasciapassare indispensabili per godere al meglio della pratica di qualunque sport.

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