Editoriale

Bene e male (verso Pisa)

Cari lettori, per diverse settimane di fila mi sono dedicato alla recensione di libri o prodotti.

È dunque da qualche tempo che non vi do conto dei miei allenamenti. L’obiettivo, dichiarato qualche tempo fa, è la maratona di Pisa del prossimo 17 dicembre.

E allora, come sta andando la preparazione? Bene e male. Perché? Vi spiego tutto.

L’abbandono del drop zero

C’è stata anzitutto una piccole-grande rivoluzione tecnica. Come vi ho raccontato la settimana scorsa, sono stato per oltre due anni il responsabile dei rapporti con i media italiani per Altra Running. Il che ha significato, fra le altre cose, che per più di due anni ho corso solo con le scarpe Altra, prive di differenziale, o – per capirci meglio – con drop zero.

Questo ha comportato una maggior sollecitazione della cosiddetta catena posteriore, e un minor sforzo dei quadricipiti.

Ho deciso di passare a Saucony, proprio perché anni di drop zero mi hanno in effetti affaticato bicipiti femorali, polpacci e tendini d’Achille. Ho dovuto modificare la postura di corsa, con grande giovamento nella parte posteriore della gambe, ma affaticando più del mio solito la parte anteriore.

Queste settimane di passaggio rappresentano uno dei motivi per cui mi sto allenando bene e male: ci sono volte che corro con leggerezza e su buoni tempi, altre in cui proprio non vado. Ma questa è una difficoltà relativa e, soprattutto, passeggera.

I ritmi

Un altro motivo, anzi il principale, per cui mi sento di dire che questa preparazione sta andando bene e male, sono i ritmi.

Negli ultimi due anni ho pagato (con gli interessi) il conto di un’attività sportiva fin lì condotta senza particolari acciacchi. Agli infortuni si è aggiunto il Covid, e intanto i mesi passavano, e io adesso mi ritrovo senza dubbio più lento di un paio d’anni fa.

Temo di non essermi ancora del tutto rassegnato a questo fattaccio, che se volessi riassumere in una sola parola definirei invecchiamento. E così succede che mi prendo i miei bei rischi, cercando di correre su ritmi un tempo per me comodi ma oggi non più.

Il risultato, inevitabile, è una preparazione che sta andando bene e male: dopo un paio di allenamenti condotti al meglio, arriva immancabilmente quello che non riesce. E, come è capitato la scorsa domenica per i 32 chilometri, se l’allenamento che non riesce è un lunghissimo, chi sta preparando una maratona è lecito che si preoccupi.

Quindi, per Pisa?

Quindi, visto che ormai alla maratona di Pisa manca meno di un mese, è necessario che questi ritmi vadano abbassati.

È in fondo meglio tagliare il traguardo della gara regina impiegando qualche minuto in più del previsto, piuttosto che abbandonare anzitempo per essersi incaponiti a correre più veloce di quanto ci si sarebbe potuto permettere.

Poi, trascorso qualche giorno, e ripresi gli allenamenti con la mente sgombra, sarà il momento di fare il punto sulla situazione. Capire, cioè, in quale modo potrò correre in futuro per trarne il solito piacere, o meglio la solita piacevole fatica.

L’insegnamento

Per concludere, non è vero che la preparazione per la maratona di Pisa sta andando bene o male.

Non sta andando come ho previsto nei sogni più ambiziosi, ma sta andando benissimo. Sia perché sino a qualche mese fa passavo da un dolore all’altro, sia perché la corsa, ancora una volta, mi ha dato un insegnamento: è lei che detta i tempi della nostra esistenza, con una perfida schiettezza. Ed è in fondo lei che dobbiamo ascoltare, anziché le nostre illusioni.

Per cui, ci darò dentro in queste settimane finali al meglio delle mie possibilità. Che sono meno di quelle presunte all’inizio della preparazione, ma che sono ben di più di quelle di cui disponevo quando, zoppicante e di malumore, mi annoiavo alla cyclette guardando delle barbosissime serie TV americane.

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