Da mesi abbiamo perso la buona abitudine di intervistare atleti che testimonino i propri successi e soprattutto la propria dedizione allo sport, specie se di resistenza (o endurance, come dice chi proprio non ce la fa a farsi bastare la nostra meravigliosa lingua).
A noi interessano, e piacciono, non tanto i campioni celebrati e (sin troppo) remunerati, ma quelli che – come noi – faticano a incastrare gli allenamenti in un’esistenza normale, fatta di impegni lavorativi e familiari. Ma che, a differenza nostra, hanno una dotazione genetica fuori dal comune, e altrettanta attitudine alla fatica. Caratteristiche che hanno permesso loro di togliersi grandi soddisfazioni sportive.
L’ultima volta era toccato all’ultramaratoneta Eleonora Corradini, mentre oggi vi racconteremo della nostra chiacchierata telefonica con Sonia Passuti, recente vincitrice della Nove Colli.
Sonia Passuti, con grande vivacità e simpatia, si racconta in breve.
Mi dice di essere nata a Modena (dove vive) nel 1985. E di non aver fatto sport da bambina, se non un po’ di pallavolo, presto abbandonata dopo un infortunio.
Si è avvicinata alla bicicletta solo sei anni e mezzo fa, dopo una delusione sentimentale, grazie a quelli che chiama affettuosamente “i nonnetti”, ovvero alcuni colleghi – ben più anziani di lei – del supermercato dove Sonia Passuti lavora.
La ciclista ha cominciato presto ad allenarsi con continuità. I nonnetti non hanno impiegato molto a capire che la ragazza possedeva quello che in gergo sportivo si chiama un buon motore, ma era lei a non credere troppo in se stessa.
Dopo la prima Nove Colli disputata, ecco il salto di qualità. Sonia inizia a fidarsi delle proprie potenzialità. Nonostante il suo lavoro le imponga di allenarsi a orari spesso proibitivi, prende a concentrarsi di più sulle sue qualità di scalatrice, sotto la guida di Enrico Zen, compagno di squadra nella Basso Buzzolan. E soprattutto si affida a un nutrizionista, per curare al dettaglio l’alimentazione e l’integrazione.
Sonia Passuti mi fa poi una cronaca appassionata e appassionante della sua straordinaria vittoria all’ultima Nove Colli, la granfondo di 205 chilometri (e 3840 metri di dislivello) con partenza e arrivo a Cesenatico, che si svolge dal 1971.
Purtroppo per motivi di spazio dovremmo comprimere al massimo la narrazione.
Novemila ciclisti hanno celebrato l’edizione numero cinquanta, che si è corsa domenica 26 settembre 2021. Favorita tra le donne era la tedesca Christina Rausch con cui, mi spiega Sonia, “mi sono sempre battagliata”.
La partenza dell’italiana è stata cauta. Passuti stava bene, avrebbe voluto migliorare il suo tempo sulla gara, ma era ben consapevole del fatto che 205 chilometri sono lunghi e pieni di incognite.
Il primo tratto è comunque andato via veloce (“vedevo il mio Garmin sempre sopra i 55 km/h”). La tedesca, subito sparita, è stata riavvisata sul Barbotto, il quarto colle, intorno al novantesimo chilometro, e piano piano ripresa.
Sonia e Christina hanno fatto gli ultimi tre colli insieme. “Non riuscivo ad andarmene ma vedevo che lei aveva perso la sua pedalata fluida”.
E finalmente a Borghi, nella discesa dell’ultimo colle (il Gorolo), la tedesca “non ne aveva più”, mi dice Sonia. Che nell’ultimo tratto pianeggiante ha potuto andare in testa, consolidare il suo vantaggio, e vincere la prestigiosa Nove Colli con il tempo di 6 ore, 52 minuti e un secondo, impiegando due minuti in meno della tedesca.
Chiedo infine a Sonia Passuti di soffermarsi per qualche istante sull’integrazione. Sonia utilizza (proprio come noi) i prodotti Inkospor, che abbiamo recensito in diversi articoli.
Di solito la sua strategia prevede una borraccia di maltodestrine da assumere un’ora prima della partenza, per garantirsi le giuste scorte energetiche. Nelle gare sulle lunghe distanze assume le barrette Energy bar long distance al cocco e i gel (cinque o sei in competizioni intorno ai 200 chilometri).
Poi Sonia mi confida che sull’ultima salita della Nove Colli l’ha aiutata una fialetta di Guaranà.
L’intervista finisce qui, e io non posso che rimanere ammirato davanti ad atleti come lei, che si dichiarano felici di aver rinunciato a una settimana di ferie estive, così da avere avuto a disposizione tre sabati liberi prima di altrettante gare importanti.
E da qualche altra parte, nel mondo, ci sono i calciatori milionari, che se vengono incidentalmente sfiorati da un avversario si rotolano sul terreno di gioco come se fossero stati morsi da un coccodrillo.
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