Per una volta inizierò questa rubrica ammettendo di provare un po’ di vergogna.
Perché mi toccherà di rivedere (solo parzialmente, state tranquilli) una rigida posizione da me assunta qualche tempo fa. Quando ho scritto un libro sul podismo che in Italia ha avuto una buona circolazione, in uno dei capitoli del quale me la sono presa con chi ascolta musica correndo.
Dicevo sostanzialmente due cose. Che, anzitutto, correre con cuffie o auricolari espone al rischio – specie per chi si allena in città – di non sentire i veicoli in avvicinamento. A cui aggiungevo una componente per così dire mistica. Se la corsa è un abbandono momentaneo del mondo, perché portarci dietro i gadget del mondo? E concludevo il paragrafo affermando che durante la corsa bisogna ascoltare la corsa.
La mia parziale ritrattazione ha come colpevoli gli auricolari a conduzione ossea OpenRun Pro di Shokz, che il distributore Athena mi ha inviato un paio di settimane fa.
Prima vi parlerò del prodotto e solo alla fine, come nei migliori romanzi gialli, saprete perché questi auricolari hanno in parte ammorbidito la mia rigida posizione iniziale.
Intanto, cosa sono – in generale – gli auricolari a conduzione ossea?
Si tratta di auricolari che, poggiando sulle tempie, lasciano le orecchie libere.
Nello specifico, poi, le OpenRun Pro di Shokz pesano solo 30 grammi, e una ricarica completa (che dura pochi minuti) consente 10 ore di ascolto. Inoltre, già 5 minuti di ricarica garantiscono 90 minuti di ascolto.
Impermeabili, si collegano ai device con la tecnologia Bluetooth, e si basano sulla tecnologia brevettata di conduzione ossea di nona generazione (chiamata tecnologia Shokz TurboPitchTM). I suoni sono nitidi e chiari su tutte le frequenze, e i bassi notevolmente potenziati.
Il prodotto è disponibile in quattro colori, il design è semplice ed elegante e la vestibilità (come vedremo) eccellente.
Le OpenRun Pro permettono di rispondere alle chiamate e assicurarsi un’ottima qualità audio, grazie al doppio microfono con cancellazione del rumore.
Accoppiare le OpenRun Pro con il mio Coros Apex 2, su cui ho preventivamente scaricato qualche album in Mp3, è stata operazione rapidissima.
Altra cosa, la vestibilità. Le mie orecchie, fatte a modo proprio, non tollerano quasi nessun auricolare, che puntualmente mi casca a metà telefonata o all’acme di una canzone.
La vestibilità delle OpenRun Pro, che poggiano sulle tempie e sono collegate tra loro posteriormente, è tale da rendere pressoché impossibile l’eventualità che caschino di dosso.
La qualità del suono è sorprendente, e il pulsante unico di regolazione (per mettere in pausa o cambiare brano), posizionato sull’auricolare sinistro, è facilissimo da usare anche al termine di allenamenti faticosi, quando la lucidità inizia a venire meno. Particolare, per noi sportivi amatori, niente affatto trascurabile.
Ed eccoci al gran finale.
Come dicevo prima, le OpenRun Pro di Shokz sono state capaci di respingere (in parte) le mie due obiezioni al correre con la musica.
Intanto, i rischi legati alla viabilità si annullano, ma se e solo se si indossano auricolari a conduzione ossea. Che, tenendo l’orecchio libero, permettono di captare i rumori ambientali.
C’è poi il più sottile discorso dell’intimità della corsa, che l’ascolto della musica violerebbe. Discorso che a mio avviso resta valido per allenamenti particolarmente intensi. Lì, almeno per quanto mi riguarda, qualunque distrazione sarebbe vissuta come un fastidio più che come un aiuto. Ogni allenamento duro è un corpo a corpo con la fatica, che non prevede alleanze né scorciatoie.
Ma in allenamenti di bassa o media intensità, correre con la musica può avere la medesima funzione del farlo con un amico fidato. Ovvero quella di rendere ancora più piacevole un momento di benessere intimo.
E in questo, gli auricolari OpenRun Pro si sono dimostrati amici fidatissimi.
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