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Il medico che scelse di morire

Abbiamo parlato in più occasioni di Luca Speciani: qui in una piccola intervista nella quale Luca ci ha illustrato spirito e princìpi della Dieta Gift, qui recensendo due libri sulla Dieta Gift stessa, qui per segnalarvi un ristorante che cucina unicamente piatti Gift, infine qui per farvi conoscere Basi di medicina per gli sportivi, di cui Speciani è autore (e del quale stiamo evidentemente diventando… i biografi ufficiali!).

Oggi diamo conto di una svolta, in realtà solo parziale, nella sua multiforme attività, a testimonianza del fatto che intelligenza e curiosità sono difficilmente incasellabili in un solo àmbito.

Il medico che scelse di morire: la trama

Speciani ha infatti dato alle stampe nel marzo del 2019, per Paesi Edizioni, il suo primo romanzo, Il medico che scelse di morire. Nelle cui pagine si racconta la vicenda di Matteo Rinaldi, giovane medico, e di un gruppo di altrettanto giovani e indomiti colleghi, forti di un’autentica passione per il loro ruolo (civile non meno che professionale), una spiccata attenzione al paziente e soprattutto una ferrea autonomia di pensiero, che li rende liberi da condizionamenti e pressioni. Con queste attitudini, essi fonderanno e diffonderanno la Medicina di segnale, votata – in estrema sintesi – alla rimozione delle cause più profonde delle patologie, più che all’ossessiva prescrizione di farmaci, che donano un provvisorio ed effimero benessere, senza in realtà curare; anzi, producendo semmai effetti collaterali per i quali è richiesta l’assunzione di ulteriori farmaci, dando così il via a un assurdo effetto domino potenzialmente infinito.

Abbiamo già individuato i nemici giurati di Rinaldi: sì, stiamo parlando delle grandi case farmaceutiche, che (fiancheggiate da medici compiacenti, o per lo meno impreparati) subdolamente impongono una medicalizzazione estrema; inoltre, questa loro operazione è legata a doppio filo a quella dell’industria dolciaria – ecco il secondo antagonista del libro – che stipa i propri prodotti di zucchero e conservanti, creando un’autentica dipendenza nei consumatori; tutto ciò con la connivenza proprio dei professionisti della medicina, che a tutti i livelli minimizzano o tacitano ogni ricerca che voglia far luce sui danni sull’eccessiva assunzione di zuccheri.

I medici di segnale acquisteranno sempre più credito, quindi diventeranno sempre più pericolosi per i colossi farmaceutici e dolciari, i cui rappresentanti si riuniranno per decidere come comportarsi nei confronti di Matteo Rinaldi, leader indiscusso di questo nuovo e disturbante paradigma della medicina.

Il romanzo si snoda fra colpi di scena da noir e momenti di intimità anche erotica: di più naturalmente non sveliamo, per non rovinarvi il piacere della lettura.

La forma-romanzo: limiti e virtù

Scrivere un romanzo, parola di addetto ai lavori, è operazione complicatissima, e forse in questo senso Il medico che scelse di morire mostra qualche limite: c’è una divisione un po’ troppo manichea tra buoni e cattivi (Rinaldi è bello, intelligente, risoluto, incorruttibile… Dalla prima all’ultima pagina ho atteso invano di scoprire un suo difetto), i dialoghi sono talvolta poco realistici e c’è un’eccessiva concessione al ragionamento, al concetto (che nella narrativa, in realtà, andrebbe sciolto nell’azione).

Però c’è un però. Se si legge l’opera da un’altra prospettiva, quella del romanzo-saggio, si accettano con più indulgenza queste debolezze, e si intuisce che la finzione narrativa è stata necessaria all’autore: messe in forma di saggio puro, certe denunce di Speciani nei confronti del ticket farmaceutico-dolciario gli avrebbero con ogni probabilità procurato non pochi grattacapi legali.

Perché in questo libro la denuncia di Speciani (ricordiamo che sotto diversi nomi di fantasia non è difficile leggere i marchi di alcune grandi imprese dei due settori qui citati) è forte e coraggiosa, come coraggiosa è stata ed è la sua scelta di spendersi per un’idea di medicina che di certo avrà numerosi oppositori all’interno della cosiddetta medicina tradizionale.

Ecco perché all’inizio di queste righe abbiamo detto che l’esordio in narrativa è solo una parziale svolta nell’attività di Luca Speciani: nuovo è l’abito, cioè il ricorso al romanzo-saggio, ma antico è l’atteggiamento, in cui si coniugano amore per la propria professione, competenza, sana ostinazione e una grande sensibilità – oggi pressoché assente – verso l’individuo inteso come unicum composto da corpo, mente e contesto socio-economico in cui è calato.

Caratteristiche che ci ricordano una verità dimenticata: un bravo medico è, dev’essere, un intellettuale dall’ampio ventaglio di conoscenze. Buona lettura a tutti!

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