Libri

Il calcio come esperienza religiosa

Chi segue questa rubrica con continuità sa bene che chi la cura, da buon podista amatore, ingaggia una strenua lotta (con se stesso) per far sì che il proprio rapporto con la corsa non somigli a una monomania.

Forse l’unico sport che, di tanto in tanto, non permette di definire il nostro appuntamento settimanale L’angolo dell’atletica è il calcio. Specie sotto forma di recensione di volumi che narrano le gesta di qualche campione o qualche avvenimento di grande importanza, magari anche sociale oltre che sportiva.

Il calcio è in realtà la nostra passione più antica, e ci riesce difficile parlare degli idoli della nostra gioventù senza correre il rischio di scivolare nella retorica, di affermare che allora era meglio di oggi. Eppure – con gli stadi pieni, un ritmo di gioco meno forsennato, personaggi meno omologati, e quell’ingenua cornice il cui oggetto emblematico è la radiolina a transistor – eppure, dicevamo, la sensazione che il football di qualche decennio fa fosse davvero più spassoso c’è, ed è forte.

Il calcio come esperienza religiosa

Corrobora questa tesi un libro piacevolissimo, scritto da Andrea Novelli e uscito per Ultra nell’aprile del 2023: Il calcio come esperienza religiosa. Il cui sottotitolo ci fornisce un sostanzioso indizio sul contenuto: 19 aprile 1989: il giorno che ha cambiato la storia del calcio italiano. Mentre il titolo, va da sé, si rifà a Il tennis come esperienza religiosa di David Foster Wallace.

E così ci leviamo subito l’unico dubbio nei confronti di questo bel volume: le pagine in cui Novelli paragona il calcio a una religione sono le meno originali e appassionate. Non che il parallelismo non possa essere calzante: solo, è già stato istituito fin troppe volte. E, anche se fosse vero, confermerebbe solo il fatto che – smarriti come siamo in questo poco comprensibile mondo – noi tutti abbiamo pur bisogno di credere in qualcosa.

Quella giornata memorabile

Vivido e struggente, ne Il calcio come esperienza religiosa, è invece il ricordo di quel memorabile 19 aprile 1989.

Quando alle 15.30 la Sampdoria ha affrontato il Malines nella semifinale di Coppa delle Coppe. E la sera, rispettivamente alle 20.15 e alle 20.30, si sono giocate Bayern Monaco-Napoli e Milan-Real Madrid, semifinali di Coppa Uefa e di Coppa dei Campioni.

Andrea Novelli, arbitro di calcio dell’AIA, è riuscito ad accedere gratuitamente alle partite di Genova e Milano, e una volta arrivato a San Siro ha teso l’orecchio (riecco la radiolina) per aggiornarsi su quanto stava succedendo in Germania.

Perché Il calcio come esperienza religiosa funziona

Il libro ci ha convinto per almeno quattro motivi. Intanto per la bellezza intrinseca (e l’esito positivo) delle tre sfide. La Samp, dopo un primo tempo complicato, vincerà per 3-0, con un memorabile gol di Beppe Dossena. Per non parlare del sontuoso 5-0 del Milan: la partita contro il Real è da molti considerata l’apice del calcio ossessivo-offensivo di Arrigo Sacchi. E il Napoli strapperà il pareggio a Monaco, con doppietta di Careca, dopo aver vinto per 2-0 al San Paolo.

Secondo motivo, la competenza dell’autore in materia: non solo perché Andrea Novelli, arbitro (e scrittore di narrativa), sa raccontare il calcio in modo preciso e vivace. Ma anche perché non è digiuno di un’aneddotica sui vari calciatori via via descritti.

Terzo motivo che rende gradevole la lettura de Il calcio come esperienza religiosa è rappresentato dalle gustose digressioni. Non necessariamente calcistiche: tra le più riuscite, ricordiamo il resoconto dell’1-0 del Milan contro il Real Madrid (uno splendido tiro di Carlo Ancelotti da una trentina di metri). Si tratta di “un tiro che risponde a precise leggi della fisica” (p. 91). E Novelli ce le spiega, scomodando l’effetto Magnus e il numero di Reynolds.

Infine, il volume è contrappuntato da una serie di citazioni sul calcio, di addetti ai lavori o di celebri scrittori calciofili (da Galeano a Hornby), ora paradossali ora poetiche.

Evviva il calcio, insomma.

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