Cari podisti, buon anno!
Siete riusciti a controbilanciare le gozzoviglie natalizie con un numero congruo di chilometri? Proprio di chilometri parliamo oggi, e più precisamente di quelli da me percorsi tra ottobre e dicembre con le Altra Provision 4.
Da un paio d’anni ormai, ebbene sì, corro quasi esclusivamente con scarpe Altra. In tre precedenti articoli (qui, qui e qui) ho recensito altrettanti modelli di calzature del marchio con sede a Denver, i cui punti di forza dovrebbero ormai essere noti a tutti: i due principali sono rappresentati dal drop zero, ossia dalla medesima altezza della suola nel tacco e nella punta, e dal Toe Box Footshape, ovvero la parte anteriore assai ampia, che permette alle dita di rimanere ben distanziate fra loro, così da poter sfruttare appieno la forza elastica del piede.
È un intelligente ritorno al passato, in controtendenza rispetto a quasi tutti gli altri brand di calzature da running, sempre più smaniosi di aggiungere gomma e ammortizzazione alle scarpe (benché, grazie forse anche alla lungimiranza di Altra, negli ultimi anni stiano riapparendo sul mercato prodotti più leggeri e reattivi, destinati non necessariamente ai professionisti o agli amatori di alto livello).
Geniale, in questo senso, la recentissima pubblicità di Altra, che recita: “La scarpa a forma di piede”. Come a dire: se il marketing ha battuto quasi tutte le possibili vie per arrivare al cuore dei runner, noi ci teniamo l’ultima, la più ovvia e nel contempo la meno esplorata: quella di creare scarpe che assecondino con naturalezza la forma del piede, e che valorizzino le qualità motorie insite nella fisiologia umana.
E il bello di Altra è che – in questa ricerca di comfort ed essenzialità – offre soluzioni adatte alla più ampia platea di podisti: i suoi tecnici mettono infatti a punto calzature per gli amanti del trail e dell’asfalto, per chi predilige scarpe leggerissime, scattanti e dall’aspetto cool e per chi preferisce affidarsi a un supporto antipronazione.
A beneficio di quest’ultima categoria sono state prodotte le Provision 4, scarpe che, pur essendo niente affatto pesanti (il mio 12.5 si aggirava intorno ai 330 grammi), aiutano egregiamente proprio i pronatori: non solo tramite l’ormai collaudatissimo sistema Guide Rail, ossia il supporto mediale, ma anche grazie all’innovativo – sin dal nome – InnovArch, un sistema di allacciamento delle stringhe che sostiene l’arco plantare e, sfruttando la propriocezione, suggerisce al nostro cervello la postura ideale, attenuando l’eventuale iperpronazione. Dico eventuale perché le Provision 4 possono ugualmente essere calzate da chi ha un appoggio neutro ma desidera scarpe protettive.
Il sostegno in questo caso non deriva dall’aggiunta di un elemento invasivo, che appesantirebbe la scarpa, ma semmai da un astuto stratagemma: l’allacciatura avvolge il collo del piede, accompagna qualunque falcata e – dove servisse – la conduce in modo naturale verso un appoggio meno estremo. Non a caso, per questa scarpa si è adoperata la locuzione supporto dinamico.
Altri dati, per gli amanti dei dettagli: lo stack è di 27 millimetri, l’intersuola Innerflex si rivela assai flessibile e la tomaia in mesh traspirante rende le Provision 4 adatte a ogni clima. Insomma: la scarpa, disponibile in tre combinazioni di colori, è perfetta per il pronatore che prepara gare dalla mezza maratona in su, o semplicemente per il corridore con appoggio neutro che ha bisogno – magari anche solo psicologicamente – di un buon sostegno all’arco plantare, sia per le uscite di chilometraggio più cospicuo che in previsione dei cosiddetti lavori (nei quali le Provision 4 non sfigurano di certo).
E ora, come nelle tradizioni delle serie TV statunitensi, terminiamo con un mezzo spoiler, che mi auguro vi terrà incollati a questa rubrica: nelle prossime settimane vi parlerò delle Torin 4, finora il modello di Altra che mi ha strabiliato di più.
Ma per adesso, buone corse con le Provision 4!
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