Dopo parecchi mesi torno a parlarvi di un modello di scarpe da corsa di casa Altra Running, e l’ultima volta vi ho raccontato perché scrivere del marchio statunitense mi suscita molti ricordi e qualche emozione: semplicemente perché ho collaborato con Altra per più di due anni.
Al di là dell’aspetto personale, in quella recensione del novembre 2023 vi ho fatto conoscere un modello che rappresentava non una rivoluzione, ma semmai un’intelligente ampliamento di prospettiva, da parte di Altra. Atteggiamento che si conferma oggi, con i nuovi modelli della famiglia Experience. Ma andiamo con ordine.
Al modello iniziale di questa nuova gamma di scarpe, AltraFWD Experience, ne sono succeduti tre: Altra Experience Form, Wild e Flow. In estrema sintesi, le Form hanno un leggero supporto per garantire comodità a lungo anche ai pronatori, le Wild sono il modello da trail, e le Flow – di cui ci occuperemo tra un istante – sono pensate per confortevoli e brillanti allenamenti su strada.
Ma cosa distingue la famiglia Experience dalle precedenti scarpe di Altra? L’azienda era, ed è, famosa per due caratteristiche: il Balance Cushioning (più noto come drop zero, ossia la stessa altezza della suola sul tacco e in punta) e il Toe Box FootShape, cioè l’ampia parte anteriore della scarpa, allo scopo di lasciare le dita più libere, e così di migliorare stabilità di corsa e propulsività del piede.
Proprio la famiglia Experience ha introdotto una piccola-grande novità: l’abbandono del drop zero a favore di un lieve differenziale (quattro millimetri) fra tacco e punta.
Tradimento dello spirito primitivo? Niente affatto, ma semmai una mano tesa verso chi è tentato di avvicinarsi a una corsa più naturale, a una postura più fisiologica, ma teme che il passaggio da un drop magari sostanzioso allo zero sia traumatico. Torneremo sul concetto parlando più nello specifico delle Altra Experience Flow.
Le Altra Experience Flow, che si presentano in diverse colorazioni sia per uomo che per donna, hanno appunto un differenziale di 4 millimetri, e qui c’è una curiosità: se nel modello maschile lo stack sul tallone è di 32 millimetri e in punta di 28, nel modello femminile i millimetri sono rispettivamente 30 e 26.
Rispetto alle FWD Experience restano pressoché invariati il peso (il 9,5 US maschile scende da 240 a 238 grammi) e la forma rocker – cioè convessa – della suola, che quasi impone un appoggio corretto e progressivo del piede al suolo, dalla parte centrale al tallone.
Nel test, la nuova mescola in leggera schiuma EVA modellata a compressione ha dato una sensazione di maggior reattività rispetto al modello precedente, ma allo stesso tempo il senso di protezione nella parte posteriore, ossia la conchiglia al livello del tallone, mi sembra aumentato.
È sempre gradevole la sensazione di estrema comodità garantita dalla tecnologia Toe Box FootShape, così come la tomaia in mesh ingegnerizzato che permette una buona traspirazione. L’unico minuscolo neo è rappresentato dalle stringhe curiosamente rigide, non facilissime da allacciare.
Ho provato le Altra Experience Flow in allenamenti di differente intensità e durata, e sono convinto di due cose.
La prima, come già detto, è che le Experience Flow siano il modello perfetto per chi vuole abbassare il proprio drop, e di conseguenza migliorare la tecnica e imparare a correre in modo più corretto, sia nella postura che nell’appoggio del piede.
Secondo ma non… secondario concetto, le Altra Experience Flow – comodissime e allo stesso tempo reattive – si sono rivelate un modello di scarpa tuttofare per podisti dalle più svariate andature, e che magari desiderano un unico alleato per fare sia allenamenti brevi e di qualità sia lunghissimi sino a, diciamo, venticinque chilometri.
A proposito di lunghissimi: ma voi l’avete già scelta la maratona autunnale?
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