Cari podisti, come state?
Dopo aver recensito qui le Paradigm 4.0 e qui le Torin Knit 3.5, vi parlerò oggi delle Escalante 2.0, un altro eccezionale modello di casa Altra. In maniera forse poco formale (ma il bello dell’essere redattore free lance è proprio quello di poter versare nella scrittura tutta la partigianeria possibile) avevo dichiarato il mio amore per le Torin: sentimento che si conferma, e semmai si rafforza, con le Escalante.
Per non ripetere quanto già detto nei due precedenti articoli, ricordiamo brevemente le due caratteristiche peculiari delle calzature Altra: il Toe Box Footshape, cioè la suola particolarmente ampia in corrispondenza delle dita, per consentire di sfruttare appieno la forza elastica del piede (e, appunto, delle dita stesse), e il drop zero, ovvero la medesima altezza della suola nel tacco e nella punta. Questa seconda caratteristica invita a, o forse dovrei dire impone di, atterrare di mesopiede e mettere in pratica tutta una serie di accorgimenti (dall’accorciamento della falcata al lieve sbilanciamento del baricentro in avanti) che avvicinano alla corsa naturale, primitiva: la stessa che i nostri antenati, imbattibili sulle lunghe distanze, adottavano per sfiancare e catturare le loro prede.
Il dibattito sulla corsa più o meno primigenia è oggi accesissimo, e desidero qui prendere posizione illustrandovi finalmente le Escalante 2.0.
Sono un modesto amatore, e non aspettatevi una disamina professionale con ampio utilizzo di terminologia da iniziati. Liquidiamo subito gli aspetti tecnici, che pure sono importantissimi, e concorrono alla straordinarietà di questa scarpa: lo stack di ventiquattro millimetri, l’intersuola Altra EGO, la suola esterna FootPod e il rivestimento Dri-Lex Dri-Freeze sul tallone rendono la calzatura comodissima, flessibile ed estremamente reattiva, mentre la tomaia con la maglia perforata garantisce un’eccellente traspirabilità. Ma queste sono più o meno le indicazioni che troverete nella scheda tecnica. Adesso vi dico la mia.
Calzare le Escalante significa affrontare un’esperienza di corsa piena, senza compromessi: nel senso che la scarpa, leggera e dotata di modesta ammortizzazione, fa correre davvero, sfruttando cioè la spinta del piede, coinvolgendo appieno la muscolatura delle gambe e del core, la postura, il movimento delle braccia eccetera. Si corre meglio, con una scarpa del genere, ma non credo che si fatichi meno. Ed è qui che – in un colpo solo – prendo posizione nel dibattito corsa naturale sì/no e motivo il mio amore per il marchio Altra.
Correre non è, non deve essere, un gesto comodo, e anzi più si corre privandosi di agi e certezze, più della corsa si scopre la bellezza profonda e misteriosa. Correre con troppi ausili, con troppi aiutini da casa – l’abbigliamento a compressione, la musica nelle orecchie, quattordici centimetri di drop, una cartuccera piena di generi alimentari per percorrere otto chilometri – significa, mi pare, delegare un po’ del nostro impegno ai gadget. Significa, cioè, dotarsi di una serie di accorgimenti, di pseudofurberie, per tentare di ridurre il senso di spossatezza e di solitudine. Però i conti non mi tornano: se la corsa, e chiunque abbia preparato una maratona lo sa bene, regala i suoi frutti più succosi solo a chi accetta di addentrarsi nel folto del bosco della fatica (mi è uscita questa metafora perché desidero un po’ di fresco, perdonate), è paradossale volersi risparmiare. È come, non so, fare un passo avanti e uno indietro, o correre gravati da un contrappeso. Quando corriamo, occorre lasciare che la corsa ci prenda: occorre accettare di essere della corsa.
Confutiamo infine uno spauracchio meramente pratico, che induce molti a guardare con sospetto al drop zero: l’abitudine inveterata a indossare – mica solo per correre – calzature con mescole sempre più morbide e tacchi sempre più generosi. Ma con un approccio graduale, e qualche esercizio di stretching mirato, si può affrontare senza rischi l’entusiasmante avventura di una corsa che somigli poco a una sfilata da immortalare a beneficio dei social, e somigli invece molto alla… corsa.
Provare le Escalante 2.0 per credere.
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