Come scrivevo qui, domenica 29 settembre ho corso la terza edizione della Alghero Half Marathon, di cui ho piacere di darvi un breve resoconto. Partiamo da una considerazione privata: continua – è tutto iniziato lo scorso 2 giugno, con la pessima condotta di gara alla splendida Cortina-Dobbiaco – il mio periodo di peggior forma da quando ho iniziato a correre. Speriamo che l’abbassamento della temperatura porti consiglio. Comunque, ad Alghero ho corso male, con poco fiato, poca testa e poche gambe. E qui, per fortuna, si chiudono le note negative.
Avevo già corso la mezza maratona il primo anno, nel 2017, e tutte le impressioni positive avute allora si sono confermate o, se possibile, consolidate. Alghero, intanto, è una cittadina splendida; il centro storico è suggestivo e curato, pieno di negozi e botteghe artigiane, e il lungomare inondato di sole pacificherebbe qualunque animo. Sabato pomeriggio, al ritiro del pettorale, ho potuto salutare un po’ di facce note, e domenica mattina prima del via ho avuto l’onore di conoscere il grande Giorgio Calcaterra, del quale presenterò il libro Correre da zero a cento al marathon expo della Genova City Marathon.
Alla partenza siamo un gruppo nutrito, complice anche il fatto che quest’anno la 10 chilometri è valevole come campionato regionale master di corsa su strada. Alle nostre spalle sono pronti a partire gli iscritti alla 10 chilometri non competitiva, tra cui il mio amico fraterno Matteo, venuto da Parigi a trovarmi (e a correre). Il percorso, un doppio giro su e giù per il lungomare, è davvero piatto se non fosse per uno strappo subito prima del giro di boa (e quindi, per chi fa la mezza maratona, anche subito prima del finale). Niente di drammatico: può essere senz’altro una gara da PB, come testimonia il mio amico e compagno di squadra Luca Mesina, che nella 10 chilometri si è laureato campione regionale di categoria.
Pillola tecnica: quando in gara non ci si accorge di nulla, significa che l’organizzazione è stata impeccabile. Ristori e spugnaggi erano piazzati nei punti giusti, gli incroci erano perfettamente presidiati, e in alcuni tratti c’era anche qualche curioso pronto a incitarci.
Da una cert’ora in poi il caldo si è decisamente fatto sentire, e mi sono consolato (almeno in parte) nel constatare che non sono stato certo l’unico partecipante alla 21 chilometri a tagliare il traguardo sfinito e con un crono alto. Dopo una rapida doccia mi sono rifiondato in Largo San Francesco: mentre iniziavano le premiazioni, i solerti volontari hanno allestito il ristoro finale, che si è rivelato generoso come sempre. Nel frattempo, un servizio massaggi era a disposizione dei più acciaccati. Ho sorseggiato un’Icnhusa alla spina (diciamo una), gratis per tutti i runner e gli accompagnatori, e ho fatto la conoscenza di Pietro Paschino, pacer dell’ora e trenta alla mezza maratona e infaticabile promoter del nostro meraviglioso sport. Con Pietro, che sprizza energia da tutti i pori, ci si è dati un vago appuntamento in qualche altra gara, chissà se sull’isola o altrove. Da un ambasciatore del podismo a un altro, ho scambiato due parole con Calcaterra, squisito per schiettezza e modestia. Re Giorgio era felice di aver partecipato ma un po’ deluso perché, sotto antibiotici da due settimane, non ha corso col suo solito passo.
Sono anche riuscito a dare un rapido saluto all’amico Guido Rimini, uno dei factotum di questa manifestazione, senza invidiarlo nemmeno un po’: anche io due anni fa ho organizzato una mezza maratona, e so che dispendio di energie fisiche e mentali richiede.
Ma Guido e gli altri dello staff possono dormire sonni tranquilli: tutto è filato più che liscio, la Alghero Half Marathon si conferma una delle più belle gare del primissimo autunno, e l’anno prossimo credo proprio che ci sarò ancora. Sia per correre in modo più dignitoso di quest’anno, che per riabbracciare tanti amici vecchi e nuovi.
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