Dal 22 novembre 2018 ho un coach che ogni mattina, al mio risveglio, è infallibile nel rivelarmi la ricettività organica, per poi acquietarsi fino alla mattina successiva. Il suo nome è SuperOp e si compone di uno sfigmomanometro da polso e di un’app.
Benché semplicissimo da usare, SuperOp richiede qualche parola di spiegazione sulle sue funzionalità, mentre qualche altra parola occorre per illustrare il suo rendimento sul lungo periodo (il dispositivo fornisce infatti dati sempre più precisi, sino ad arrivare al massimo grado di precisione dopo otto settimane di utilizzo).
Perciò, in questa prima recensione mi occuperò di descrivervi SuperOp aggiungendovi le mie impressioni a caldo; ci daremo poi appuntamento in primavera, per una seconda e più esaustiva recensione del prodotto.
SuperOp, si diceva, è uno strumento per valutare – in una percentuale da 0 a 100 – la nostra ricettività organica all’allenamento. Cioè? Cioè non, come si potrebbe pensare, quanto noi siamo freschi, tonici e pronti a fare la performance della vita, bensì quanto il nostro organismo, a seconda della sua condizione di omeostasi (cioè il suo equilibrio funzionale), sarà in grado di assorbire con beneficio il carico di allenamento in programma. In base quindi al livello di stress metabolico riscontrato ogni mattina al risveglio (tra un attimo spiegherò come), scopriremo quanto poter spingere ma soprattutto quanto potremmo giovarci della supercompensazione, che è – in estrema sintesi – il miglioramento della propria condizione di forma, in virtù di quanto l’organismo abbia già recuperato dai precedenti carichi di lavoro.
Ogni mattino, al risveglio, ancora a letto misuriamo la pressione con lo sfigmomanometro da polso. La misurazione andrà presa da sdraiati, al buio e nella massima rilassatezza, insomma cercando per quanto possibile di prevenire il momento in cui l’organismo si metterà in moto per iniziare la giornata. Perché SuperOp sia efficace vanno rispettate due condizioni: occorre prendere una e una sola misurazione, e tutte le misurazioni vanno prese nella stessa identica situazione (stesso polso, stessa posizione del corpo eccetera).
Una volta in possesso dei dati di pressione diastolica, sistolica e battiti, grazie alla tecnologia Bluetooth li si potrà trasferire sull’app in pochissimi secondi. Per i primi quattordici giorni, SuperOp si limiterà a… studiarci, senza fornirci alcuna risposta. Dal quindicesimo giorno, ecco che sull’app apparirà la nostra ricettività organica, attraverso una percentuale da 0 a 100 e quattro colori: rosso (ricettività tra lo 0 e il 30%), arancione (tra il 31 e il 60%), giallo (61-85) e verde (86-100).
Il principio su cui poggia il funzionamento di SuperOp è il seguente: ogni allenamento influisce sull’omeostasi cardiovascolare, e tale influenza viene qui calcolata con un complesso algoritmo basato su cinque parametri, ossia pressione sistolica, pressione diastolica, pressione media, pressione differenziale e frequenza cardiaca.
E vi assicuro che la complessità dell’algoritmo è confermata dal fatto che a occhio nudo sfugge il nesso tra i dati desunti da una singola misurazione e il grado di ricettività che SuperOp ci comunica (ci sono state mattine in cui, ad esempio, con i battiti più alti del mio solito ho avuto un’ottima risposta, altre in cui pur con la pressione più bassa della media il responso ha parlato di scarsa ricettività organica).
Anche se vi parlerò più diffusamente delle mie sensazioni sul prodotto nella seconda e definitiva recensione, posso senz’altro anticiparvi che SuperOp rappresenta un metodo nuovo e rivoluzionario di allenamento, e che senza dubbio il dispositivo esprime tutto il proprio potenziale se nelle mani di un amatore evoluto o, forse ancor meglio, di chi possa giovarsi del supporto di un allenatore esperto (peraltro SuperOp consente – funzione quanto mai meritoria – di comunicare la propria ricettività organica quotidiana al trainer di riferimento, attraverso un codice univoco).
Ma se dovessi darvi un primo e personalissimo punto di vista, vi direi che sto riscontrando una sorprendente corrispondenza tra i miei carichi di lavoro, lo stress generale accumulato giorno per giorno attraverso tutti gli impegni psicofisici quotidiani, e le risposte di SuperOp.
Ma per ora basta così, se ne riparla in primavera. E adesso sta a voi decidere se struggervi in queste settimane di attesa o… procurarvi il vostro SuperOp!
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