Libri

Storie di atletica e del XX secolo

Lo sappiamo bene noi podisti: pochi sport come la corsa di resistenza hanno la capacità di astrarci dalla quotidianità. I podisti amatori, durante gli allenamenti di un certo chilometraggio, riescono finalmente ad abbandonare i tanti ruoli sociali (di lavoratore, consumatore, genitore, partner…) per ritrovare un rapporto diverso e più intimo col mondo.

Quindi lo sport, a ogni livello, è una sorta di vacanza da qualunque obbligo civile e morale, si pone come una somma di intervalli fuori dal tempo e della storia?

Non proprio. Specie quando si tratta di personaggi o eventi pubblici, lo sport può semmai mostrare le storture della storia o, al contrario, gli umani tentativi di raddrizzare queste storture.

È quanto vi abbiamo raccontato qualche settimana fa, recensendo la biografia della grande ginnasta cecoslovacca Věra Čáslavská.

Storie di atletica e del XX secolo

Ed è quanto ci racconta Nicola Roggero nel suo Storie di atletica e del XX secolo, uscito per add editore nel giugno del 2023.

Roggero ci mostra, attraverso venti vicende, come alcuni grandi momenti di sport siano stati in un certo senso dei segnavia della grande storia. Più spesso, sono stati l’occasione – anche se simbolica e magari effimera – per annullare distanze, riscattare oppressi, rintuzzare oppressori. D’altronde i grandi appuntamenti sportivi, e più precisamente quelli dell’atletica, sono delle inevitabili parentesi di perfetta democraticità: tutti i Paesi (censure e boicottaggi a parte) sono lì, pronti a sfidarsi ad armi pari. O quasi: tra le storie narrate da Roggero c’è ad esempio la scandalosa sequenza di salti tripli nulli, alle Olimpiadi di Mosca del 1980, che hanno permesso a due atleti sovietici di vincere la medaglia d’oro e quella d’argento.

Nicola Roggero

A scrivere le venti Storie di atletica e del XX secolo è, dicevamo, Nicola Roggero, giornalista e telecronista sportivo.

Roggero ha lavorato per La Voce, il Corriere della Sera e Tuttosport, ed è ora a Sky Sport. Come inviato ha seguito i principali avvenimenti sportivi, dalle Olimpiadi ai Campionati mondiali ed europei di calcio, dagli Europei ai Mondiali di atletica.

Il libro

Le venti storie che Roggero ci racconta in Storie di atletica e del XX secolo seguono un ordine cronologico. Citiamo alcune.

Si parte con Jim Thorpe, grande multiplista, primo nativo americano ad aver vinto un oro olimpico, anzi due, a Stoccolma, nel pentathlon e decathlon. Le medaglie gli sono state prima revocate per i suoi trascorsi da professionista del baseball, e poi restituite postume nel 1983.

Oppure la struggente vicenda del tedoforo delle Olimpiadi di Tokyo del 1964. Il velocista Yoshinori Sakai, che in quella edizione ha tenuto la fiamma olimpica, era nato a Hiroshima il 6 agosto del 1945, giorno del bombardamento atomico sulla città.

O ancora, il celebre episodio di Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nella finale dei duecento metri piani a Città del Messico, che sul podio hanno levato il pugno chiuso guantato di nero, nel saluto tipico delle Black Panthers. Assieme a loro c’era il troppo spesso dimenticato australiano Peter Norman, secondo classificato, che si è lasciato appuntare sulla giacca della tuta una spilla dell’Olympic Project for Human Right.

Ricordiamo infine la straordinaria vittoria dell’etiope Derartu Tulu nel 1992 a Barcellona nei 10.000 metri davanti alla sudafricana Elana Meyer. Proprio Meyer, scrive Roggero alle pp. 210-211, “rappresenta un Paese dove, per legge, fino a pochi anni prima, a persone come Tulu erano negati i diritti, e invece ora ci sono due atlete che possono sfidarsi perché lo sport, che è di tutti in maniera eguale, le ha messe sullo stesso piano. A giudicarle, semmai, sarà un risultato figlio dell’unica cosa che conta per una persona: il talento”.

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