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Storia del mondo in 12 partite di calcio

Lo sport è astrazione dal mondo solo per i praticanti amatoriali e per gli spettatori ingenui.

È superfluo spiegare quanto le discipline sportive, specie quelle seguite da un più vasto pubblico, influenzino il costume e la società: basti pensare alla quantità di giovani (e meno giovani) che nei campetti di periferia mimano le esultanze, esteticamente sempre meno tollerabili, dei loro beniamini. Ma personaggi ed eventi sportivi di prima grandezza, a loro volta, possono essere specchio (o bersaglio) dell’attualità sociale e politica, come abbiamo avuto modo di dire da queste parti recensendo un altro volume.

Alcuni momenti topici del Novecento, ad esempio, si potrebbero ripercorrere attraverso memorabili partite di calcio. È quanto ha fatto Stefano Bizzotto, dando alle stampe per il Saggiatore (maggio 2024) un volume dal titolo in verità un po’ enfatico, Storia del mondo in 12 partite di calcio. Non si tratta della storia del mondo, ma più modestamente – come dicevamo – della riproposizione di episodi importanti della storia recente, che in qualche modo si sono riverberati anche sul rettangolo di gioco.

L’autore

Ha scritto Storia del mondo in 12 partite di calcio uno dei giornalisti e telecronisti sportivi più noti agli appassionati di sport del nostro Paese.

Stefano Bizzotto è entrato in Rai nel 1991, ha seguito otto Campionati del Mondo e sette Campionati europei di calcio, sette Olimpiadi estive e altrettante invernali, e un numero imprecisato di partite di calcio di competizioni internazionali.

Storia del mondo in 12 partite di calcio, le prime undici partite

L’autore spiega nel volume che l’idea iniziale di Storia del mondo in 12 partite di calcio avrebbe dovuto comprendere undici incontri, in omaggio al numero di atleti schierati in campo da ogni squadra di calcio.

Tra le partite più emblematiche raccontate da Bizzotto, citiamo ad esempio Inter-Torino del 30 aprile 1939, con un gol sbagliato da “Veleno” Lorenzi che, se messo a segno, avrebbe annullato la trasferta a Lisbona del Grande Torino, e quindi la tragedia di Superga. Oppure l’incontro mai disputatosi a Santiago, il 21 novembre 1973, tra Cile e Unione Sovietica. Sotto il regime di Pinochet, la gara si sarebbe dovuta giocare in quell’Estadio Nacional che si era trasformato in luogo di detenzione (e tortura) dei dissidenti politici; è facilmente reperibile in rete il grottesco video della nazionale cilena che segna un gol dopo pochi secondi, senza nessuna opposizione da parte dei sovietici. Per il semplice motivo che la nazionale dell’URSS, per protesta contro il criminoso governo Pinochet, non si è mai presentata allo stadio.

Impossibile poi non citare quel Kaiserslautern-Dinamo Berlino del 20 marzo 1979, che ha permesso al calciatore Lutz Eigendorf di fuggire all’Ovest. Eigendorf morirà nel 1983 in circostanze sospette, con la probabile complicità della Stasi.

Un paio di episodi citati da Bizzotto non sono forse così eclatanti, e avrebbe potuto trovare spazio il celebre gol di mano segnato da Diego Armando Maradona contro l’Inghilterra ai Mondiali del Messico del 1986, quando tra i due Paesi c’era una forte tensione politica per via delle isole Falkland, rivendicate dall’Argentina come Malvinas.

L’epilogo

Storia del mondo in 12 partite di calcio si chiude con un dodicesimo capitolo, inserito come epilogo, riferito alla partita amichevole tra Francia e Germania disputatasi allo Stade de France parigino il 13 novembre 2015 davanti a 80.000 spettatori che, così come i calciatori, hanno percepito il rimbombo di sinistre esplosioni provenienti da poco lontano. Eravamo infatti nel primo dei due giorni in cui una serie di attacchi terroristici di matrice islamica avrebbero provocato la morte di centotrenta persone, novanta delle quali hanno perso la vita al Bataclan.

Insomma: lo sport, o in questo specifico caso il calcio, è davvero copia fedele del mondo, suo riassunto in pochi metri quadrati, e spesso è arduo stabilire chi dei due influenzi l’altro.

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