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Maratona di Pisa: l’abbiamo raddrizzata

Lo so che il titolo è quanto di più telefonato io potessi inventare.

Ma considerato che l’alternativa sarebbe stata ritrovarvi con un testo sulla falsariga di quello che compone Jack Torrence in Shining alla macchina da scrivere, vi è andata bene.

Eh sì, perché – così come il protagonista del film interpretato da Jack Nicholson batte per giorni a macchina scrivendo solo “Il mattino ha l’oro in bocca” – ero tentato di scrivere, per tutta la durata del pezzo, “Correre una maratona è bellissimo”.

Andiamo con ordine, e mettiamo assieme i pezzi.

15 dicembre 2019

Come vi ho raccontato in un altro articolo, il 15 dicembre del 2019 mi sono ritrovato a correre la Maratona di Pisa. O meglio, a correrne ventinove chilometri.

Infatti, pur essendomi preparato decentemente, per la prima volta – già poco oltre la metà della gara – ho avuto la sensazione di essere svuotato di energie fisiche e mentali. La percezione della fatica e della sfiducia, che rappresentano forse gli aspetti più affascinanti della gara regina se controbilanciate dalle percezioni opposte – in quel caso si sono presentate da sole, più tenaci e assordanti che mai. E così, il 15 dicembre del 2019, la misteriosa e ancestrale forza della maratona ha avuto la meglio sulla mia tenacia e la mia preparazione fisica.

Figuratevi come può averla presa un personaggio testardo come me. A mettere ancora più pepe in questo duello conradiano ha pensato la pandemia, che ha congelato pressoché tutte le competizioni podistiche per svariati mesi. Insomma: non appena gli amici della Maratona di Pisa hanno aperto le iscrizioni della ventiduesima edizione, mi sono precipitato a fare tutti i clic del caso. Non ho le prove (gli organizzatori sì) ma ritengo di essere stato uno dei primissimi a essersi iscritto.

19 dicembre 2021

E così, dopo aver pernottato in un albergo finalmente a poche decine di metri dalla partenza, intorno alle 8.40 di domenica 19 dicembre 2021 mi sono imbattuto nella prima sorpresa.

Il caro amico Matteo, compagno di tanti allenamenti e delle prime maratone della mia “carriera”, era ad attendermi fuori dall’hotel. Sarebbe poi spuntato un paio di volte lungo il tracciato, e mi avrebbe addirittura accompagnato sul suo monopattino elettrico per una parte del tratto finale.

Per il resto, felicità pura. La stessa che ritrovo ogni volta che riabbraccio l’amico Silvio, uno dei ragazzi dell’organizzazione, sempre allegro e generoso.

Lo start, puntuale, alle ore 9.00 ha mosso quasi 2.000 persone tra partecipanti alla maratona, alla mezza e alla quattro miglia. Abbiamo corso in una mattina fredda ma soleggiata, e il percorso è quello che ormai caratterizza da anni la maratona di Pisa. Ovvero la partenza in centro, il transito per i lungarni e per il parco di San Rossore, il passaggio alla mezza maratona a Tirrenia. E poi, l’arrivo impagabile in Piazza dei Miracoli, a pochi passi dalla Torre Pendente.

La mia gara è andata benone. L’obiettivo minimo era… non ritirarmi di nuovo, quello medio era di migliorare il mio pb (3:33:25), quello più ambizioso era di rimanere sotto le tre ore e trenta.

Con 3:31:58 ne ho centrati due su tre, e non mi lamento. Peccato, perché il percorso davvero veloce mi ha fatto iniziare con un ritmo un po’ troppo sbarazzino. Inevitabile conseguenza, un calo di ritmo nel finale. Non proprio il famigerato muro, ma qualcosa di simile e di appena più garbato.

Ma quanto è bello, duro, appassionante, indicibile, resistente a ogni confronto, correre una maratona!

La seconda sorpresa

Ai lettori più attenti non sarà sfuggito che, qualche capoverso più su, nel citarvi il mio amico Matteo ho parlato della prima sorpresa.

La seconda, molto meno lieta, mi ha accompagnato dal giorno dopo la gara alla vigilia di Natale. Una bruttissima infreddatura: devo ricordarmi di non essere più un ragazzino, e che è buona norma non correre in canottiera con pochi, pochissimi gradi sopra lo zero.

(Certo, tranquilli, tamponi ne ho fatti ben tre, tutti negativi. Non esagerate coi bagordi e buon 2022 di corse!).

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