Da manovale della lingua e appassionato di enigmistica, il primo plauso stavolta lo do non al prodotto ma al nome del marchio: NOacademy è infatti debitrice delle prime due lettere alla formula molecolare del monossido di azoto, più conosciuto come ossido nitrico (NO, per l’appunto), su cui si basano la filosofia dell’azienda e l’efficacia dei suoi prodotti.
I capi tecnici di NOacademy stimolano dunque l’aumento della produzione di ossido nitrico, che svolge un’azione antinfiammatoria preziosa tanto per gli atleti (tralasciamo per motivi di spazio l’elenco delle piccole e grandi patologie di carattere infiammatorio che costellano l’esistenza di noi podisti) quanto per chiunque sia particolarmente incline a fastidi muscolari o tendinei, per costituzione o magari per le caratteristiche del proprio lavoro o della propria quotidianità.
L’ossido nitrico, peraltro, è un vasodilatatore, e favorisce l’erogazione di ossigeno alle cellule da parte dei globuli rossi: e dire a un runner che una molecola incrementa in modo naturale l’apporto di ossigeno ai muscoli significa, né più né meno, commuoverlo.
Va infine ricordato che la nostra produzione di ossido nitrico diminuisce negli anni, quindi non dico che indossare i capi NOacademy sia come trovare la pietra filosofale, ma può fungere da valido contributo al rallentamento del fisiologico deperimento organico dovuto all’avanzare dell’età.
E questa era la doverosa premessa scientifica. Ma ben sappiamo che le presunte virtù di un prodotto, specie se si tratta di abbigliamento tecnico a uso degli sportivi, hanno poco appeal se non sono al servizio di oggetti comodi e – non che la cosa interessi chi scrive, ma oggi pare che sia un aspetto imprescindibile – con un’estetica invidiabile.
Tutto ciò per dire che un paio di settimane fa mi è arrivato da provare un paio di tubolari gentilmente inviati da NOacademy, che già si è presentato con una caratteristica rara se non unica: non si tratta infatti di un capo per i polpacci né di un capo per le braccia, ma per i polpacci e per le braccia, nel senso che i tubolari di NOacademy possono essere ugualmente indossati come manicotti per proteggere gli arti superiori dal freddo (ma, siccome dalle mie parti la temperatura non scende sotto i 25 gradi nemmeno di notte, direi che l’esperimento è rimandato) e per tenere compatta la muscolatura dei polpacci, con l’ulteriore obiettivo di incrementare sino al sessanta per cento la produzione di ossido nitrico.
Li ho provati in due uscite, un progressivo di quindici chilometri e una sessione di ripetute sui 500 metri. Di un tessuto morbido non eccessivamente pesante e con un perfetto grado di elasticizzazione (ci sono capi a compressione che impiego quaranta minuti a togliere, e che mi lasciano i polpacci violacei per due giorni), mi hanno restituito ottime sensazioni in entrambi gli allenamenti: non li ho sentiti addosso, e le risposta delle gambe è stata davvero buona, nei limiti della mia mediocrità atletica; NOacademy ci segnala inoltre che i tubolari sono lavabili a quaranta gradi e mantengono la loro piena efficacia per quarantotto mesi.
La questione finale è la solita: prodotti simili sono miracolosi? Risposta: no. Domanda accessoria ma non troppo: prodotti simili possono migliorare le nostre prestazioni? Risposta: secondo me sì, fanno parte dei cosiddetti marginal gains, che forniscono un supporto in parte fisico e in parte psicologico. Magari non fanno correre a quattro minuti al chilometro chi di solito corre a cinque, ma danno sensazioni di benessere che inducono a spingere di più e a posticipare il faccia a faccia con la fatica, quella vera, ben nota a noi fondisti.
NOacademy è un’azienda italiana seria, che fonda le sue teorie su un’ampia documentazione scientifica rinvenibile anche sul loro sito: insomma, mi fido di loro, e mi ricorderò di provare i tubolari come manicotti, magari in una gara invernale in un qualche paese del Nord. Perché succederà, vero?
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