Libri

“Il manuale del running”, per (ri)cominciare

Dopo qualche settimana di – per così dire – vacanze, rieccoci a parlare del nostro amato podismo.

Per quasi tutti si è chiusa la stagione agonistica, e dopo un’estate in cui necessariamente limiteremo i chilometri (e ci rammaricheremo, come ogni volta, di quanto si vada piano col caldo) saremo finalmente pronti a…

Beh, forse non lo si dovrebbe dire per scaramanzia. Mettiamola così: ci prepareremo a vivere un autunno il più normale possibile, anche dal punto di vista podistico.

A suggellare la presunta fine di un periodo difficile per tutti, e particolarmente disagevole per noi corridori, arriva un volume dato alle stampe nel giugno del 2021 dalle Edizioni Sport Italia. Quelle, per intenderci, che pubblicano Correre, la più prestigiosa rivista italiana di settore.

Il libro si chiama Il manuale del running. Dal benessere alla performance e lo ha scritto Huber Rossi.

Chi è Huber Rossi

Laureato in scienze motorie e con un tirocinio al CNR (Centro nazionale ricerche), Huber Rossi dal 2005 è responsabile del laboratorio di valutazione funzionale del Marathon Sport Center, dove effettua test e allena centinaia di persone ogni anno impegnate in sport di endurance.

Ha conosciuto il mondo del running d’eccellenza grazie al dottor Gabriele Rosa, tra i maggiori talent scout e allenatori di podismo al mondo.
In vista delle Olimpiadi di Pechino del 2008 e dei Mondiali di Berlino 2009 ha formato i tecnici cinesi della nazionale maschile e femminile di maratona.

Rossi ha testato le proprie metodologie di allenamento anche su se stesso in differenti discipline (mountain bike, ciclismo, running, triathlon e duathlon) ottenendo risultati di livello nazionale.

Il manuale del running

Al di là del curriculum dell’autore, la domanda che può sorgere è: c’era bisogno di un altro manuale sul podismo? Ce ne sono già di eccellenti per chiarezza e completezza: pensiamo a quelli di Fulvio Massini o a quello, uscito nel 2012 per la medesima casa editrice, a firma di Orlando Pizzolato.

Ma, a pensarci bene, la domanda è mal posta: dopo che si legge un bel libro o si guarda un bel film, ci siamo mai chiesti se ci sia o meno bisogno di altri bei libri o altri bei film? No: perché più ce n’è meglio è. L’importante, naturalmente, è che non dicano tutti la medesima cosa.

Il manuale del running spicca per la veste in cui si presenta, ossia quella di un agile vademecum: 220 pagine arricchite da fotografie, tabelle, grafici e – udite udite – una serie di QR Code che permettono di accedere ad altrettanti video illustrativi dei capitoli o di alcuni esercizi.

Si tratta di un passepartout valido sia per l’amatore alle prime armi che per il podista evoluto: e questa possibilità di essere letto a diversi livelli ne fa un interessante unicum.

È un volume scritto con passione, competenza e con uno stile cordiale, empatico. E ruota attorno a due concetti niente affatto banali: quello del buon senso e quello della pratica.

Citando il primo, intendiamo fare un plauso a Huber Rossi, perché mostra di conoscere benissimo la psicologia dei corridori, sempre inclini a deprimersi troppo o troppo esaltarsi. Ecco allora che il primo capitolo, “Il diritto di essere runner”, celebra la democraticità del nostro amato sport; mentre sono diversi i capitoli dedicati a fattori spesso misconosciuti ma fondamentali per allenarsi con piacere e profitto (come per esempio l’allenamento della forza o la congrua distribuzione dei carichi, con un’inevitabile occhio di riguardo a recupero e sonno).

L’altro fulcro è quello della pratica: numerosi sono i consigli su come e quanto correre (c’è un intero capitolo dedicato alla tecnica di corsa), alcuni dei quali brillano per originalità.

Un esempio: nel capitolo 8, “Le metodiche di allenamento”, Huber divide le varie tipologie di allenamento in tre fasce, a seconda della loro intensità.

Il manuale del running è quindi un libro piacevole e stimolante per chiunque ami e pratichi la corsa; e può valere da livre de chevet, da tenere sempre sott’occhio per levarsi un dubbio. O per recuperare la voglia di correre nei periodi in cui – è capitato a tutti – ci domandiamo se è ancora lecito essere considerati podisti.

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