Libri

Cento volte cento metri

Noi maratoneti guardiamo con una mistura di stupore e invidia quei curiosi personaggi che in teoria farebbero il nostro stesso sport, ma in pratica si provano in qualcosa di diametralmente opposto.

Sono i centometristi, che corrono in modo così diverso da noi, hanno una muscolatura e una falcata e una postura e calzature differenti, probabilmente ascoltano altra musica e se noi andiamo in vacanza al mare loro preferiscono la montagna.

Però, pur arrivandoci per tutt’altra via, conoscono bene quanto noi cosa significhi faticare allenandosi.

Bruciano in un istante ciò che noi dissipiamo in infiniti minuti. Loro, probabilmente, invidiano la nostra attitudine quasi ascetica alla ripetitività e alla concentrazione. Ma noi ammiriamo e quasi proviamo spavento davanti alla loro splendida capacità di consumare tutto, giocarsi tutto, concludere tutto in un istante.

I cento metri

Alla disciplina più emozionante dell’atletica dedicano un appassionato volume Claudio Colombo e Fabio Monti.

Il titolo del libro, dato alle stampe nel gennaio del 2023 dai tipi di Diarkos, ne illustra la composizione: I cento metri. Storie, leggende e protagonisti di 100 sprint da ricordare.

I due autori, infatti, pescano cento momenti emblematici nella storia dei cento metri, e – in rigoroso ordine cronologico – dedicano a ciascuno di essi un capitolo.

Persuade il taglio dato all’opera. Non solo perché ciascuno di questi centro frammenti occupa poche pagine, e si legge appunto… come uno sprint. Ma anche perché Colombo e Monti adottano uno stile sincopato, quasi da radiocronisti, che ancor più fa immedesimare in una disciplina così – permetteteci la parolaccia – adrenalinica.

Da Burke a Jacobs (e oltre)

Si inizia inevitabilmente dal 1896, da quel 10 aprile in cui allo stadio Panathinaiko di Atene si corrono i primi cento metri della storia dei Giochi olimpici moderni. Vincerà l’americano Thomas Burke, in dodici secondi netti (naturalmente con la misurazione manuale).

Il 1928 sarà la prima volta dei cento metri olimpici femminili, e a trionfare sarà la statunitense Elizabeth Robinson in 12”20.

Indimenticabile, poi, la vittoria berlinese di Jessie Owens nel 1936, sotto gli occhi di un indispettito Adolf Hitler (episodio su cui è uscito un volume che abbiamo recensito).

Va ricordata anche la gara di Sacramento del 20 giugno 1968, dove (ai campionati Aau, l’Associazione atletica americana) si scende per la prima volta sotto i dieci secondi.

Altra data indimenticabile è il 16 giugno 1972. Siamo all’Arena Civica di Milano, e nel quadrangolare Italia-Urss-Belgio-Romania si fa notare un ventenne barlettano dalla zazzera riccia, tale Pietro Mennea.

Parlando di debuttanti di lusso, l’8 agosto 1983 ai Mondiali di Helsinki toccherà a Carl Lewis, che l’anno dopo trionferà alle Olimpiadi di Los Angeles (era il 4 agosto) con 9”99.

Il 1988 è l’anno delle polemiche. Sia per l’ancora insuperato 10”49 di Florence Griffith-Joyner agli Usa Olympic Trials del 16 luglio, ottenuto con dubbie condizioni di vento, sia per la clamorosa squalifica di Ben Johnson alle Olimpiadi di Seul del 24 settembre.

Ed ecco i trionfi dell’uragano Bolt, sino al leggendario 9”58 dei Mondiali di Berlino (16 agosto 2009), attuale primato mondiale maschile.

E naturalmente le nostre ultime stelle della velocità, da Filippo Tortu a Marcell Jacobs, che il 13 maggio 2021 con 9”95 fa segnare a Savona il record italiano, migliora il primato europeo (9”84”) alle semifinali di Tokyo l’1 agosto e nel medesimo giorno si laurea campione olimpico con un sontuoso 9”80.

Chi di noi non ricorda l’abbraccio tra Marcell e Gianmarco “Gimbo” Tamberi, entrambi avvolti in una bandiera tricolore? O l’impareggiabile Franco Bragagna, che ha ribattezzato Jacobs “Marcello” durante la telecronaca per la Rai?

I cento metri, insomma, è un libro che si legge di corsa, e che tra qualche decennio necessiterà di un seguito.

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