Dopo aver dedicato sei recensioni alle scarpe Altra (l’ultima in ordine di tempo, quella sulle Escalante Racer NYV, la trovate qui), anche al più distratto dei lettori non sarà sfuggito che si tratta del marchio di calzature da corsa che indosso con sempre maggior convinzione.
Avrete imparato a memoria, con tutte le volte che ve l’ho ripetuto, le due caratteristiche fondamentali delle Altra. Esattamente: la tecnologia Balance Cushioning Platform, altresì detto drop zero, cioè il tallone e l’avampiede alla stessa distanza da terra; e la toe box FootShape, la parte anteriore ampia, che consente alle dita dei piedi di restare ben distanziate e offrire più stabilità e spinta.
A ciò si aggiunge la tecnologia Fit 4 her, pensata per il piede della donna, che presenta alcune differenze anatomiche rispetto a quello dell’uomo: tallone e zona mediale più stretti, dorso più alto, arco più lungo e uno spazio metatarsale unico.
Ma al di là dello sciorinare le peculiarità delle scarpe Altra, è bene fare un ragionamento complessivo sulle intuizioni che hanno permesso la nascita di un marchio diverso fin dal nome.
Anche se dall’ufficio marketing di Altra si ostinano a dire che la parola, derivante dal latino, significa l’aggiustare un qualcosa di guasto, a me risulta che l’aggettivo alter significhi appunto qualcosa di altro, di diverso.
E il nome si sposa perfettamente con la – parolona in arrivo – filosofia di questo marchio.
Facciamo un salto indietro di qualche decennio, quando sul mercato – con le Nike Air – si iniziano a introdurre le prime scarpe sportive superammortizzate. Il ragionamento alla base di questa scelta era pressappoco il seguente: gli sportivi, specie i corridori, poggiano il piede male, confidando eccessivamente sul tallone. Allora noi cosa facciamo? Creiamo una serie di calzature che assecondino questo difetto. Se l’appoggio avviene di tallone, che l’atterraggio sia più morbido possibile.
Ma un giorno, a due giovani podisti di belle speranze – Golden Harper e Brian Beckstead – è venuta in mente un’intuizione opposta: e pensare a una scarpa che, anziché approfittare di un errore di impostazione tecnica, lo prevenga?
I due signori, forti di questa convinzione, hanno fondato Altra Running, di cui nelle scorse settimane si è celebrato il decennale.
E hanno proprio pensato, come recita l’azzeccatissimo slogan di una recente pubblicità, a una “scarpa a forma di piede”. A una scarpa, cioè, che non solo renda più comoda la corsa di resistenza. Ma che imponga al podista una serie di atteggiamenti virtuosi: dalla corretta postura (che prevede l’allineamento di ginocchia, bacino e spalle) all’uso dell’energia cinetica del piede, dita comprese. Le scarpe Altra favoriscono inoltre il corretto appoggio del piede, sia nel senso dell’atterraggio con la parte centrale, che in quello di una caduta del piede sotto il busto anziché davanti (caratteristiche inevitabile per chi appoggia con il tallone). E poi le Altra stimolano il carico naturale del tendine di Achille, mantengono la caviglia in una posizione stabile e riducono l’iperpronazione.
Recuperare una corretta tecnica di corsa non solo permette di affrontare le lunghe distanze sottoponendo il proprio fisico a minori sollecitazioni, ma soprattutto riduce al minimo il rischio di infortuni.
Altra ha da poco festeggiato il suo primo decennale. Come? Proponendo un modello celebrativo delle Lone Peak, la mitica scarpa da trail che appunto dieci anni fa ha inaugurato una serie di successi. Iniziati proprio con la scarpa del debutto, che nel 2011ha vinto il Runner’s World Best Debut.
Anno dopo anno, Altra si è fatta avanti sino a essere, oggi, tra i primissimi marchi per il trail running negli Usa. E mentre la sua notorietà è in continua crescita anche per quanto riguarda i modelli da strada, l’azienda ha scelto di aumentare il presidio nei Paesi europei.
Le scarpe a forma di piede sono arrivate: non avete che da provarle.
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