Running

Breve intervista a Eleonora Corradini

Dopo la chiacchierata telefonica di qualche giorno fa con Eleonora Corradini, giuro che non dirò più di aver corso tanti chilometri. Eccovi qui di seguito il contenuto dell’intervista alla simpatica e fortissima ultramaratoneta italiana.

Ciao Eleonora, e grazie della disponibilità. Ci dici in breve qualcosa su di te e sulle tue prestazioni più importanti?

Volentieri. Sono una ventottenne romana che abita ad Asola, in provincia di Mantova. Lavoro nel reparto marketing della UYN. Mi fa piacere segnalare tre mie vittorie del 2019: prima alla Cento chilometri ad Asolo (terzo tempo assoluto), prima al campionato italiano delle Dodici ore su strada, prima alla Cento miglia di Berlino (anche qui, terzo tempo assoluto e inoltre primato femminile del percorso). Sempre nel 2019 ho partecipato ai mondiali della Ventiquattro ore su strada.

Mi sorprendono sia la lunghezza delle gare che citi, sia i tuoi ventotto anni, perché di solito ci si avvicina alle lunghe e lunghissime distanze non certo in tenera età. Come mai questa tua passione… prematura?

Ho corso la mia prima maratona nel 2014 con mio padre. Dopo di che, con un gruppo di amici, è scattato qualcosa, ed è stato un attimo ritrovarsi ad allungare sempre di più le distanze. Uno stimolava l’altro, e così i chilometri sono diventati prima cinquanta, poi cento, poi…

Gli amatori modesti come me, che si sentono degli eroi già quando completano una maratona, se pensano agli ultramaratoneti si fanno due domande: come si gestiscono la psicologia e l’alimentazione per affrontare tanti chilometri? Ecco: tu cosa ti senti di dirci in proposito?

Per quanto riguarda la tenuta psicologica, il fattore è già importante quando si prepara o si corre una maratona: figurati per un’ultra. Nel nostro caso la testa, come si dice in gergo, è tutto, anche solo per chiudere una gara o un allenamento di decine e decine di chilometri. E infatti, quando porto con me qualche pensiero di troppo, è facilissimo che io non renda come avrei voluto. Sull’alimentazione, devo dirti che dallo scorso ottobre sono vegana. Ero vegetariana e avrei voluto fare da tempo il passaggio ulteriore, ma mi hanno consigliato di attendere almeno i mondiali della Ventiquattro ore su strada, che si sono svolti in Francia, ad Albi, il 26 e 27 ottobre dell’anno scorso. Ho aspettato quelle date e… precisamente dal giorno dopo, sono diventata vegana.

In effetti, molti grandi ultramaratoneti sono vegani: penso per esempio a Scott Jurek.

È così. E non è vero che i vegani hanno un’alimentazione carente dal punto di vista proteico. Certo: per noi è ancora più fondamentale integrare. Personalmente, durante allenamenti e gare assumo gel e maltodestrine della Inkospor (marchio che ci piace tanto e al quale abbiamo dedicato diversi articoli, N.d.R.), la cui quasi totalità dei prodotti è adatta ai vegani.

Inevitabile chiederti come hai vissuto il periodo che, fortunatamente, piano piano ci stiamo lasciando alle spalle.

Ho corso sul tapis roulant, oltre ad aver fatto tanti esercizi di potenziamento e tanto yoga, che pratico regolarmente. Adesso che si può di nuovo uscire in strada, non è facile correre a lungo senza obiettivi. Però ti confesso che qualche giorno fa ho fatto ottanta chilometri, e altrettanti l’indomani. Credo di essere matta!

E meno male che correre senza obiettivi non è facile! Una domanda per chiudere: come vedi il futuro prossimo per te e per tutti noi podisti?

È dura fare previsioni: anzitutto, la cosa più importante è riavvicinarsi piano piano a una vita normale. Se penso alle gare, con tutto quello che comporta la loro organizzazione, non vedo una soluzione in tempi brevissimi. Credo che se ne riparlerà serenamente nel 2021.

Ma nel frattempo noi continuiamo a correre.

E ci mancherebbe altro!

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