Ormai, dopo tutte le volte che ve ne ho parlato, potrei anche interrogarvi sulle peculiarità delle scarpe da corsa Altra Running. Sono le mie scarpe da un paio d’anni, e non vedo davvero nessun motivo per farmi tentare dalle sirene di altri marchi.
Questo è il link alla mia più recente recensione, dedicata alle Escalante Racer NY. Giusto per un rapidissimo ripasso, ricordiamo che le due caratteristiche distintive delle Altra sono rappresentate da altrettante tecnologie: Balance Cushioning Platforme e Toe Box FootShape. Ovvero, rispettivamente, il cosiddetto drop zero (tallone e avampiede alla stessa distanza da terra) e la parte anteriore della scarpa ampia, che non obbliga le dita a stare costrette.
Non sono, queste, due trovate al solo scopo di differenziarsi dalla concorrenza, ma nascono da un preciso modo di intendere l’azione di correre. Il drop zero permette infatti una dinamica di corsa più corretta (passi più brevi, atterraggio di mesopiede e con il piede sotto la spalla), mentre le dita ben distanziate migliorano la stabilità, la propriocezione e aumentano la spinta.
Altra, insomma, propone calzature che facciano correre in modo più naturale, semplice, pratico e divertente. Con minor dispendio di energie (e quindi più a lungo) e soprattutto con un minor rischio di infortuni.
Ed è proprio correre a lungo la missione delle Torin 5, che sto calzando da qualche settimana. Scopriamo qualcosa in più sulle ultime arrivate di uno dei modelli più celebrati di Altra.
Partiamo dalle caratteristiche tecniche: le Torin 5 pesano (parlo per il mio abnorme 13 US) meno di 300 grammi, ed è davvero poco per una scarpa che si prefigge di accompagnarci in uscite anche di diverse decine di chilometri.
Lo stack (cioè la quantità di gomma della suola) è infatti piuttosto notevole (28 millimetri, contro i 26 delle Torin 4) e la nuova schiuma dell’intersuola, Altra EGO™ MAX, è pensata proprio per offrire comfort ma anche reattività nelle lunghe corse.
La tomaia è in mesh traspirante, l’imbottitura nel tallone aumenta la vestibilità rispetto al modello precedente e – soluzione che personalmente trovo azzeccatissima – finalmente la linguetta non è di dimensioni esorbitanti.
Ma poco importano i dettagli tecnici: quel che conta, lo sappiamo, è la prova su strada.
Sto indossando le Torin 5 da metà settembre. Da quando cioè ho iniziato la preparazione per la maratona che correrò a dicembre (no, non vi dirò qual è). Sono scarpe con cui ho fatto di tutto: dalle ripetute brevi ai lunghissimi. Estremamente duttili, mi hanno sorpreso nei lavori di qualità, perché la loro reattività le rende perfette anche per, ad esempio, una sessione di ripetute sui 400 metri.
Ma è soprattutto nelle lunghe distanze che le Torin 5 danno il loro meglio. Rispetto alle Torin 4, quel minimo di peso e di stack in più si fanno sentire: il piede riceve il giusto sostegno anche in allenamenti di trenta o più chilometri, e la morbidezza delle scarpe rimanda il più possibile in là l’inevitabile dolore alla muscolatura delle gambe di quando si affrontano certe distanze.
Per cui, riassumendo, le Torin 5 sono scarpe ottime per preparare una maratona (e forse anche un’ultra). E, per chi come me non ha riscontri cronometrici sovrumani, anche per i lavori di qualità.
E ora un extra bonus, come dicono gli anglofoni: sul sito di Altra c’è tempo sino al 30 novembre per candidarsi a far parte del Red Team (qui il link). Se prescelti, in cambio di una certa promozione sui social e dell’esibizione del marchio durante le gare e gli eventi podistici, Altra offre la divisa ufficiale e diverse paia di scarpe. Cosa aspettate a compilare il modulo?
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