Libri

I ventuno chilometri (e novantasette metri) di Max Monteforte

Curiosa distanza, la mezza maratona.

C’è chi l’ha ribattezzata la lunga dal volto umano. Per ricordarci che sì, ventuno chilometri (e novantasette metri e mezzo, d’accordo) sono pur sempre tanti, ma con una buona preparazione si riescono a correre senza eccessive difficoltà. O, per meglio dire, con la quasi certezza di non arrendersi anzitempo.

La mezza, come la si chiama con un sentimento a metà tra l’affetto e il timore, è perciò una distanza frequentatissima. E non c’è quasi domenica – a esclusione delle settimane più calde dell’anno – in cui da qualche parte in Italia non se ne corra più d’una.

Si iscrivono alla mezza i maratoneti di vaglia verso la metà della preparazione di una gara regina, per saggiare la propria condizione di forma, così come gli amatori alle prime armi che vogliono provare cosa succede a spingersi sino a un chilometraggio cospicuo.

È, tutto sommato, una gara veloce, perché con un buon allenamento la si riesce a condurre con un ritmo di una decina di secondi più lento rispetto a quello tenuto in una gara sui dieci chilometri. Altra frase feticcio, ma detta e ripetuta perché vera, è che appunto la mezza maratona somiglia più a un diecimila che a una maratona.

21K

Va bene, abbiamo fatto le presentazioni. Sulla mezza maratona è da poco uscito (Sportivi Edizioni, marzo 2022) 21K. Il modo più veloce per correrli al meglio di Max Monteforte, nome noto agli appassionati di podismo (e agli affezionati di questa rubrica, come vedremo).

Nelle 190 pagine del volumetto, Max bara un po’ con noi lettori: lo diciamo col sorriso e glielo perdoniamo. Nel senso che il libro non è, come alcuni potrebbero attendersi, un vademecum fitto di tabelle e consigli per correre al meglio delle nostre possibilità i ventuno chilometri. E questo è un bene, aggiungiamo, visto che sono già troppe le pubblicazioni che dispensano simili ammaestramenti.

Ceto, nemmeno qui manca la segnalazione degli allenamenti irrinunciabili per la mezza (pp. 20-21). O una serie di suggerimenti sulla gestione mentale non solo della gara ma pure della preparazione.

Ma Monteforte divaga volentieri, e – come suo solito – ci regala un altro atto d’amore nei confronti della corsa. In 21K ci viene raccontata la preparazione di atleti professionisti, con una finestra sul mitico Paul Tergat. Non manca un capitolo dedicato alla Roma-Ostia e una breve disamina cronologica dei record più memorabili sulla distanza.

Alcuni passaggi più squisitamente tecnici faranno sorridere molti di noi amatori, che si ritroveranno nelle parole di Max. Come il capitolo “L’ultima non conta”, dedicato al conosciutissimo evento soprannaturale per cui, a prescindere da quanto si è stanchi, l’ultima ripetuta riesce sempre, anzi di solito è quella che si corre alla migliore velocità. Misteri che si perdono nella mistica del podismo.

Max Monteforte

Max Monteforte (di cui abbiamo già recensito due volumi, qui e qui) è un signore che si alza ogni mattina poco dopo le 4 per iniziare ad allenare.

Se questo particolare dà la misura della sua passione per la corsa, non basta certo a descriverlo. Monteforte è stato un ottimo atleta (14’25” sui 5.000), nazionale di ultramaratona, che in carriera ha corso più di 120.000 chilometri.

È stato responsabile dei top runner della Maratona di Roma e allenatore della nazionale di pentathlon moderno alle Olimpiadi di Rio del 2016.

È tecnico di Purosangue Athletics Club, che ha fondato assieme a Nico Pannevis. Purosangue Athletics Club è un’associazione podistica che negli ultimi tempi ha aperto anche al ciclismo e al triathlon. Inoltre è capofila di alcuni progetti per la promozione dello sport, la lotta al doping e lo scouting di futuri campioni di Kenya e Mozambico.

Insomma: quando diciamo di amare la corsa, pensiamo a Max e ricordiamoci che abbiamo ancora molto da imparare.

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